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Kids free (Deborah Rodigari - educatrice)

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  Da qualche tempo, durante le riunioni d'equipe del Centro Prima Infanzia , ci siamo chiesti come poter far passare una serata di relax, senza figli, ai genitori dei bambini frequentanti “Pollicino”. Dopo tante ipotesi e idee abbiamo deciso di proporre la serata dal titolo "Kids free". Una semplice serata per bambini, ma importante: un paio d'ore al “Pollicino” per i nostri bambini con i loro fratelli maggiori, permettendo così ai genitori di rilassarsi o trascorrere il tempo come preferivano, senza figli. Per i bambini una grande emozione : giochi, pizza, tante coccole e divertimento con i fratelli e le sorelle. Per noi educatori una nuova sfida , metterci in gioco in quest'avventura fuori dalle nostre attività ordinarie. Per genitori un'occasione da prendere al volo e…che hanno davvero molto apprezzato!   Siamo davvero felici. Sentire e vedere mamme e papà pronti per una cena fuori o per rilassarsi come desideravano, con la consapevolezza che i propri figl...

Non vedo, non sento, non parlo (Michele Ricetti - educatore e pedagogista)

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  L’Open Space attivo da alcuni anni presso il Centro di Aggregazione Giovanile - che dà la possibilità ai ragazzi più grandi delle medie e a tutti gli adolescenti di incontrarsi in un ambiente libero, aperto e soprattutto non giudicante – prima in modalità sperimentale e ora a tutti gli effetti vivo e in costante crescita, mi mette di continuo in discussione. Ascoltando i tanti racconti che condividiamo, mi interrogo sul nostro essere adulti e quando cala il silenzio della giornata, sento un forte vuoto mettendo insieme i pezzi dei loro vissuti, racconti e speranze. Si alternano momenti di spensieratezza e momenti di tristezza, momenti di allegria, gioco e momenti di confronto e delusione. Ti rendi conto che la realtà spesso e volentieri è ben diversa da quella che poi quotidianamente noi adulti viviamo. Una quotidianità frenetica e spesso appesantita dalle tante preoccupazioni che come famiglie e adulti viviamo, con il rischio di perdere per strada – alle volte volutamente e sp...

"Nuda" (Un Cuore che batte - 20 anni)

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Un percorso di psicoterapia prevede che vengano fissati, in corso d'opera, degli obiettivi ben precisi che, presumibilmente, al termine del trattamento vengano raggiunti. Il tutto, attraverso l'uso di una strategia terapeutica costruita appositamente per la persona coinvolta e con la persona coinvolta. Ora, la strategia che la mia psicologa ha scelto di mettere a punto con me durante il mio percorso ha avuto degli "effetti collaterali" non indifferenti sulla mia persona. Ciò che mi veniva richiesto, in un momento di instabilità, di mancanze e di disorientamento era concentrare tutte le energie che mi rimanevano su di me e sulla ricerca della mia 'essenza', con cui sentivo di aver perso contatto e che sono stata portata a credere di riuscire a trovare solamente scegliendo cosa fare nella vita perché in fondo, l'unica cosa che mi mancava era "l'idea per la quale vivere e morire", così Kierkegaard parlava di scelte di vita. E sta proprio qui, ne...

A due passi da noi (Vincenzo Morcelli - educatore)

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    «Alcune cose a me non piacciono, “mi fanno un po’ senso”, ma so che poi non dipendono da lui»  «Ma perché il nonno non riesce più da solo?».  «A me sembra migliorato… sorride molto più spesso».   Queste sono alcuni “pensieri e confidenze strappati a distanza” che mi hanno fatto pensare ricordandomi quanto sia importante a volte fermarsi e osservare quanto ci succede mentre tutto scorre apparentemente lento ma inesorabile. Affrontare il discorso sull'invecchiamento con i bambini penso sia importante perché loro osservano sempre con attenzione tutto ciò che li circonda.  Imparare ad esprimere quello che sentono, i pensieri, le paure e ragionarci insieme penso possa costituire una  risorsa da non sottovalutare. Vedere un anziano che perde le sue forze o si perde fra i sentieri della memoria tocca emozioni profonde. È  sicuramente faticoso  da accettare anche se può dar spazio a qualcosa di nuovo. Confrontarsi con la  vulnerabilità ...

Coriandoli. La leggerezza della presenza (Thomas Sosio - educatore)

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  Al termine di una festa, rimangono sul pavimento alcuni coriandoli. Gli invitati sono andati via quasi tutti, allegri e divertiti dall’evento trascorso. Coriandoli: grandi, piccoli, di colori differenti. Fermi, immobili. Ad un certo punto la mano di un bambino afferra un pugno di coriandoli. Volano, si librano nell’aria liberi e leggeri, per poi ritornare a terra, fermi.   Mi piace pensare alla leggerezza dei coriandoli, spinti al volo tra sorrisi e colori.  Ma che cos’è la leggerezza?  Sicuramente non è superficialità come spesso pensiamo. Essere superficiali vuol dire non andare a fondo, non approfondire una tematica o una relazione. Essere leggeri significa volarci sopra, avvolgere tutto ciò proprio come i coriandoli. Essere leggeri, non significa vivere con distacco o assenza di empatia, ma la leggerezza ci avvicina all’altro, ci aiuta a sentirci parte di una comunità, a essere il filo dell’empatia e della solidarietà. Italo Calvino scrive: « Prendete l...

Meno "o", più "&". (Daniela Lumina - educatrice)

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  Nella nostra vita ci vorrebbero più “e” e meno “o” e lo scrivo da donna, da moglie, da mamma, da educatrice, ma soprattutto da essere umano… lo scrivo con una certa leggerezza nel cuore, dopo aver letto il libro “Fattore &” [giugno 2022] di Chiara Franchi.  Questo libro mi ha regalato uno spunto che condivido con voi e che spero possa far riflettere qualcuno e far tirare un sospiro di sollievo a qualcun altro! Viviamo in una società che ci ha resi schiavi di quello che ci hanno raccontato e spesso ci troviamo davanti a una scelta difficile o dolorosa, a nascondere il dolore perché è meglio mostrarsi forti e sempre sorridenti anziché vulnerabili , sempre sicuri di noi stessi anziché darci il permesso di chiedere aiuto e spesso andiamo in ansia se facciamo qualcosa di sbagliato o riceviamo qualche critica, dimenticandoci che non possiamo piacere a tutti (come tutti non piacciono a noi). Prendendo un po' di spunto dal libro e mettendoci un po' delle mie riflessioni, provo ...

Ho il piacere di conoscerti (Monica Franceschina - educatrice)

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  "Per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino"* In una classe di ragazzi delle superiori entra inaspettatamente l’insegnante di sostegno. I compagni si guardano un po’ impauriti, la prof capisce che qualcosa non va ma si siede a fianco a Luca ed osserva. Giulio fa la smorfia ai compagni di stare tranquilli, la prof continua ad osservare. Giulio si avvicina a Luca e gli chiede qualche informazione sul DVD che da giorni porta a scuola. Il suo DVD preferito. - Wow, anche io ho quel DVD. Ma l’immagine dentro è uguale a quella della custodia? La prof continua ad osservare. - Si sì, ugualissima - Luca sicuro? Mi fai vedere se è come il mio? - Certo, è il mio dvd preferito. … impossibile descrivere la faccia di Luca quando apre la custodia e ci trova … IL CD DI TEDESCO 😡 !! Tutta la classe scoppia a ridere ma con un po’ di timore. Guardano la prof, anche lei sorride. La prof di classe entra e sente la voce di Luca:  ...

Di generazione in generazione (Lino Da Acerce - figlio, padre e insegnante)

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  Marco. 0 anni e 5 mesi. Mio figlio, secondogenito, fratello di Stefano. Giuseppina. 89 anni e 8 mesi. Mia nonna materna. Il primo è uno scrigno di possibilità ancora inespresse, raccolto in 65 cm di lunghezza; la seconda, un profondo serbatoio di storia racchiuso in una mente che, giorno dopo giorno, diventa sempre più inaccessibile. Un pianto talvolta inconsolabile per fame, sonno e fastidi di varia natura, il primo; un mosaico di frammenti di antichi ricordi dentro una completa ignoranza riguardo tempi e spazi della vita quotidiana, la seconda. “Prendiamo ad esempio un neonato: non si esibisce, esiste, e come tale è una struttura che interpella […] Le fragilità ci interpellano, interrompendo le abitudini” [1] In che senso le fragilità ci interpellano? Si potrebbe pensare che semplicemente ci chiedano cura, reclamando la nostra attenzione, cosa peraltro molto concreta e tangibile nel pianto notturno di un bambino, o in un’anziana che richiede presenza costante e preven...

Fiducia...nelle crepe. (Anna Trabucchi - laureanda in Scienze dell'Educazione)

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  Esiste un’arte in Giappone chiamata “Kintsugi” per la quale gli oggetti che si rompono, anziché essere buttati, vengono aggiustati con una colla particolare colore dell’oro. Questo collagene, oltre ad aggiustare la crepa formatasi, la mette in risalto ancor di più. Quando qualcosa si rompe, quindi, non lo si butta via perché rotto, ma si prova ad aggiustarlo senza nascondere la rottura, anzi, mettendola in evidenza. Dopo la visione in università del video “Come oro nelle crepe”* in cui la protagonista parla del Kintsugi, la prof. afferma: «Ecco, l’educatore deve aiutare a mettere l’oro nelle crepe». Questa frase mi scuote molto e continuo a pensarci per diversi giorni. Inizialmente mi sembra qualcosa di irraggiungibile per me e mi chiedo: «Come posso io nella mia piccolezza, oltre che tentare di mettere oro nelle mie crepe, aiutare anche qualcuno a metterlo nelle proprie?» Mi sembra un’impresa molto più grande di me, quella di dare valore alle crepe degli altri, mettendole in r...

Non ti viene voglia di danzare? (Chiara Confortola - educatrice e danza terapeuta)

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  Proviamo ad immaginare un fiocco di neve.  Chiudiamo gli occhi e disegniamolo con lo sguardo, nella nostra mente.  Tracciamo i suoi confini, definiamo la sua forma e diamogli un colore. Osserviamolo con cura ed attenzione e accogliamo questa nuova immagine che è nata dentro di noi. È solo nostra e porta con sé tanta bellezza.  È il MIO fiocco di neve. E chissà, magari ha già anche un nome.  Il mio si chiama "Zelo". È un fiocco che è partito per un viaggio.  Scende dal cielo talvolta in modo lento e talvolta più veloce. Incontra tante anime, tanti corpi e tanti cuori: li incontra casualmente o alcune volte intenzionalmente. Sfiora corpi che lo accolgono e altri che lo evitano. Incontra sorrisi, lacrime, bronci, voci alte, urla gioiose, abbracci che stringono forte, spalle che accolgono.  Quante sorprese vive questo fiocco di neve! E io...me lo immagino veramente il mio fiocco di neve che scende e danza con tutti gli altri fiocchi di neve, tra un abbra...

Grazie mille di tutto (Chiara Dei Cas - Operatrice Socio Sanitaria)

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  Quanto entusiasmo riaprire una scatola e trovare traccia del passato, sentire profumi dimenticati, ricordare il bianco candido di un biglietto ingiallito dal tempo, dal quale spicca una scritta nera, tremolante, un dono prezioso datomi in una giornata particolare da una signora anziana, la cerco nei miei ricordi, la trovo, sorrido. Chiudo gli occhi e provo a rivivere alcuni momenti che il tempo mi ha fatto condividere con lei, sorrisi, emozioni, storie... momenti che custodisco gelosamente. Questo è quello che volevo fare nella vita, esserci quando qualcuno avrebbe avuto bisogno, scelsi così di iscrivermi al corso per diventare OSS (Operatrice Socio Sanitaria). Tra tutta la teoria insegnata, la cosa principale e ogni volta ribadita che mi fu detta. era che per diventare un buon operatore, bisogna mantenere le distanze e non farsi coinvolgere troppo; ma quanta fatica nella pratica! Ogni mattina, prima di recarmi al lavoro, quando esco di casa non solo chiudo la porta, chiudo l...

Ti va di sorridere?

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  Il nostro è un lavoro molto particolare, o meglio, quando si parla di educazione ci si ritrova sempre in un campo molto particolare che richiede una grande conoscenza gestionale di specifiche vicende, e a volte capita di aver a che fare con situazioni delicate e non sempre risolvibili in maniera rapida e semplice. Personalmente nell’arco degli ultimi mesi, nell’insieme dei vari cambiamenti, come ad esempio passare da un Centro Estivo all’inizio della scuola, e di tutte le attività invernali che il CiAGi propone, sono accaduti degli episodi in cui anche io mi sono ritrovato in difficoltà, perché è proprio così: educare a volte non è affatto semplice, ci si ritrova in un insieme di dinamiche, teorie studiate, attitudini personali e soprattutto emozioni che rendono il tutto più complicato del previsto e prendere delle decisioni in questi casi richiede un grande coraggio e una grande responsabilità. La fortuna del mio lavoro però è quella di essere affiancato ad altri educatori che ...

Un giorno ho deciso (Lavinia Ancuta - economista e specializzata in statistica)

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  Un giorno ho deciso di cambiare tutto. Ho deciso di iniziare una nuova vita in un posto nuovo, lasciando dietro casa, amici e lavoro. Arrivavo in Italia tramite un progetto di volontariato senza conoscere molto bene la lingua. Di Genova non sapevo molto prima di partire. Avevo sentito parlare della sua bellezza, della sua varietà culturale e sociale ed ho pensato che avrebbe potuto essere il posto giusto per me. Il mio servizio consisteva nel lavorare in un centro giovanile con bambini e ragazzi provenienti da diversi paesi del mondo, la maggior parte di loro figlie e figli di migranti di prima generazione. Avevo scelto questo progetto perché lo sentivo vicino, personale, essendo la mia famiglia anche lei parte della comunità migrante in altri paesi. Mi sono sempre chiesta come fa la gente ad integrarsi in una comunità nuova. Da piccola pensavo che, naturalmente, tutti siamo parte di una comunità che ci offre supporto e il sentimento di unità ed anche uscendo dal proprio paese...

Drogati di felicità...altrui. (Nicole Galli - 18 anni studentessa)

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Un giorno una persona mi ha chiesto «si può essere dipendenti dalla felicità degli altri?», io ho risposto semplicemente «sì». Ho riflettuto molto su questa conversazione, che poi in fin dei conti è stata solo una domanda e una risposta, ma da quella volta ci ho ripensato spesso. Si può essere dipendenti dalla felicità di una o più persone? È una cosa sana? Può farti mettere da parte la tua stessa felicità?  Una quantità industriale di queste domande mi circola per la testa da mesi. Non ho un’opinione totalmente oggettiva sull’argomento, o almeno non riesco ad averla, perché fondamentalmente sono anche io un po’ dipendente dalla felicità degli altri. Non che io metta da parte la mia per quella altrui, sia chiaro, ma piuttosto perché rendere felici le persone rende felice me. È una cosa un po’ contorta e complicata da capire se non la si prova, ma è un po’ come quando una persona a cui tieni è triste e tu, standole accanto, inizi a condividere un po’ questo suo malessere. È una re...

Dietro le quinte (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  Cinelux Livigno, 5 dicembre 2022, Favole Sfasate… Il pubblico inizia ad entrare in sala e prende posto sulle poltroncine rosse. Il sipario è ancora chiuso, ma ogni tanto dai lati spuntano i volti dei personaggi, curiosi di riconoscere tra il pubblico volti familiari e amici. «Dietro le quinte c’è il caos distillato in uno spazio molto piccolo» - così racconta William Alexander pittore ed istruttore d’arte - tutti sono in fermento…qualcuno è seduto in disparte e ripassa velocemente il copione, altri stanno indossando i costumi di scena, c’è chi cerca di scaricare la tensione in ogni modo: cantando, ballando, urlando, facendo una corsa sotto la neve. Le luci della sala si spengono, cala il silenzio. Eccoci…è il momento. Si apre il sipario, è arrivato il tempo di andare in scena. Il pubblico osserva divertito il susseguirsi di vicende che accadono ai personaggi, dal palco riesco a sentire le loro risate sincere, i loro applausi e complimenti. La visuale che ho io è completamente ...