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Shhh...i maschi non lo devono sapere! (di Giorgia Bortolotti - Osteopata, Specializzata in benessere femminile e padiatria)

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  «Oh no! Sono arrivate!!»  «Shh ehi! Ne hai uno anche per me?» «Passamelo, ma senza farti vedere!!!» «Mi accompagni e tieni la porta chiusa?» «Non dire che ho le mie cose che poi pensavo che sia strana!» Cosa succede? Sono solo le mestruazioni! Una parola tabù, che non si può nominare senza arrossire. Che poi lo sapevi che il ciclo lo abbiamo sempre?  In realtà i tre/cinque giorni che vengono chiamati mestruazione, dove noi vediamo il sangue è solo una piccola parte di tutto quello che succede all’interno del nostro corpo.  Se sei un maschio e sei arrivato fin qui a leggere ti chiedo di andare avanti, parleremo di quello che succede all’interno del corpo femminile negli anni della fertilità e che tu voglia o meno prima o poi avrai a che fare con una ragazza, sorella, mamma... e tutte hanno il ciclo! Se sei una ragazza o donna, vorrei spiegarti che il ciclo mestruale, se all’inizio ci può dare fastidio perché è scomodo, in realtà è un grande alleato della salute femminile! Come dice il

Connessi (di Thomas Sosio - educatore)

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  Quando parliamo di connessione la cosa prima che ci aleggia in mente è quella al web.  Connessi alla rete, sempre, in ogni istante: per lavoro, per studio, per diletto. Like e visualizzazioni, storie che scorrono, notifiche, tutto a portata di mano, tutto a portata di click. Connessione, come suggerisce l’enciclopedia, è essere in relazione, mettersi in contatto, congiungere.  Bene, che tipo e che modalità di connessione e relazione abbiamo con tutto ciò che vediamo e scorriamo ogni giorno? Quante storie o stati ci passano davanti ogni giorno, davanti al nostro piccolo e luminoso schermo di un telefono? Che relazione e che valore do a tutto ciò?  Una connessione fondamentale è però quella che viviamo tutti i giorni, con le persone che incontriamo e incrociamo nella vostra vita, reale.  A scuola, al lavoro, in una passeggiata, con i nostri vicini di casa. Connettere è entrare in relazione, costruire un rapporto, proprio come i nodi di una rete, che piano piano si fa più grandi e pieni

L'essere educatori è meravigliarsi (di Chiara Confortola - educatrice e danza movimento terapeuta)

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  L’incontro è finito.  Dopo giorni di telefonate, confronti, lacrime e perplessità…l’incontro è finito.  Abbiamo sentito la necessità di fermarci un attimo, di parlare e discutere di alcune questioni e incomprensioni. L’incontro è finito.  L’incontro è finito con un abbraccio e la frase “Noi ci siamo. aspettiamo!”. Chi l’avrebbe mai detto. L’essere educatori è meravigliarsi di quanto un processo di crescita, più o meno lungo, possa portare al raggiungimento di alcune delle tappe prefissate. La continua mediazione tra individui, enti, persone di cui ci prendiamo cura ci espone ad una continua ricerca di noi e del ruolo che abbiamo in un contesto che è ampio e complesso.  L’essere mediatori può voler dire negoziare e avere a che fare con il conflitto.  Il nostro lavoro è un complesso intreccio di fili che si incontrano, a partire dalle relazioni con le persone che accompagniamo e ancora di più con le famiglie, i servizi, la scuola ed è nostro compito far sì che quel filo non si annodi,

Un mondo...di fantasia! (di Deborah Rodigari - educatrice)

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     È arrivato il mio turno o, meglio, è arrivato di nuovo il mio turno!     Tocca a me scrivere lo spunto, tocca a me pensare come posso riempire questo foglio bianco, tocca a me provare a creare qualcosa che vi faccia riflettere, tocca a me immaginare...e usare la «fantasia».     Pochi giorni fa ero a Carnevale e in questo mix di sorrisi, coriandoli e stelle filanti osservavo i costumi creati!     E incontrandone di ogni tipo, vedendone alcuni ho pensato: «Wow, che belli! Che fantasia»    Ecco, vorrei un attimo soffermarmi su questo mondo: la fantasia!    Un mondo meraviglioso che caratterizza la vita un po’ di tutti...     I bambini la usano quando inventano un nuovo gioco, quando sfogliano un libro e si inventano la storia osservando le immagini, quando si travestono e anziché utilizzare un cappello per metterlo in testa lo utilizzano come scarpa, quando fanno un'attività e provano a girare e rigirare gli oggetti per utilizzarli nei modi più strani, quando disegnano e impregna

Drin..un mondo di notifiche. (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  Drin…  «È L’ORA DEL BEREAL» Perfetto! Sono nel posto giusto, con le persone giuste, con l’outfit che mi piace tanto, posso scattare una foto, così chi la vedrà potrà apprezzare il tutto. Uffi…Sono in casa sul divano, in pigiama e non sto facendo nulla di eccezionale, lascerò lì la notifica, quando uscirò di casa per andare al CiAGi scatterò una foto, così penseranno che sono attiva. BeReal…Che poi, chi si mostra per reale non l’ho ancora capito… Drin… «XXX HA MESSO MI PIACE ALLA STORIA» Sì, finalmente! Era proprio quello che volevo quando l’ho condivisa. La foto ha già 15 cuoricini, e pensare che a me non piaceva così tanto, per fortuna la mia migliore amica mi ha consigliato di condividerla. Per oggi me la sono cavata, ho raggiunto il numero di like che fanno stare tranquilla la mia autostima.  La storia dell’altro giorno ha ricevuto soltanto 7 cuori e sono tutti delle mie amiche che l’avranno messo per abitudine. Peccato, a me quella foto piaceva davvero e poi ci avevo messo tanto

La "retta via" non è mai una linea retta. (di Beatrice Pradella - psicologa)

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 Dallo scorso settembre lavoro come educatrice all’Open Space, uno spazio aperto all’interno del CiAGi Livigno in cui gli adolescenti di Livigno e Trepalle hanno la possibilità di incontrarsi, confrontarsi e condividere del tempo insieme.     A volte mi capita di assistere, ma soprattutto ascoltare, qualche loro «trasgressione» e mi chiedo come interpretare questi loro gesti e azioni sbagliate. Cosa mi stanno comunicando?Una richiesta di aiuto? Una modalità per attirare l’attenzione a sé?     Credo con fermezza che in ciascuno di loro ci sia una scintilla di bellezza e il ruolo di noi educatori sia quello di risvegliare questa scintilla. Non c’è nessun ragazzo, neanche il più trasgressivo, il più “teppista”, neanche quello che gioca male la sua libertà, che non abbia dentro di sé una potenzialità di bellezza e di riscatto.    Sono sempre più convinta che dentro le manifestazioni, anche più ingovernabili e inaccettabili, di indisciplina ci sia un messaggio che va ascoltato, un grido di

Una giornata NO! (di Sandy Cusini - educatore)

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     A chi non è mai capitato di vivere una giornata… «NO».     Succede a tutti. A chi più e a chi meno.     Ci sono giornate, a volte, che vorremmo finissero immediatamente, alcune di quelle giornate che per un motivo, o per una serie di fattori, pensiamo che tutto vada storto e ce la prendiamo con il primo che capita; vorremmo solamente isolarci, e stare il più lontano possibile da tutti e tutto.     Così come gli adulti, nessuno è esente da questo stato d’animo, nemmeno i bambini con cui passiamo i nostri pomeriggi di lavoro.     Ci troviamo quindi a fronteggiare i bimbi la cui giornata è andata storta secondo il loro personale metro di valutazione, per noi a volte oscuro. Dobbiamo quindi gestire questa loro grande rabbia che normalmente si riversa sui loro compagni, i quali il più delle volte non hanno fatto nulla di sbagliato se non aver detto quella battuta o fatto quello scherzo normalmente tollerati. Sfortunatamente, oggi quella battuta o quello scherzo sono la goccia che fa tr