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Visualizzazione dei post da febbraio, 2023

Meno "o", più "&". (Daniela Lumina - educatrice)

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  Nella nostra vita ci vorrebbero più “e” e meno “o” e lo scrivo da donna, da moglie, da mamma, da educatrice, ma soprattutto da essere umano… lo scrivo con una certa leggerezza nel cuore, dopo aver letto il libro “Fattore &” [giugno 2022] di Chiara Franchi.  Questo libro mi ha regalato uno spunto che condivido con voi e che spero possa far riflettere qualcuno e far tirare un sospiro di sollievo a qualcun altro! Viviamo in una società che ci ha resi schiavi di quello che ci hanno raccontato e spesso ci troviamo davanti a una scelta difficile o dolorosa, a nascondere il dolore perché è meglio mostrarsi forti e sempre sorridenti anziché vulnerabili , sempre sicuri di noi stessi anziché darci il permesso di chiedere aiuto e spesso andiamo in ansia se facciamo qualcosa di sbagliato o riceviamo qualche critica, dimenticandoci che non possiamo piacere a tutti (come tutti non piacciono a noi). Prendendo un po' di spunto dal libro e mettendoci un po' delle mie riflessioni, provo a

Ho il piacere di conoscerti (Monica Franceschina - educatrice)

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  "Per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino"* In una classe di ragazzi delle superiori entra inaspettatamente l’insegnante di sostegno. I compagni si guardano un po’ impauriti, la prof capisce che qualcosa non va ma si siede a fianco a Luca ed osserva. Giulio fa la smorfia ai compagni di stare tranquilli, la prof continua ad osservare. Giulio si avvicina a Luca e gli chiede qualche informazione sul DVD che da giorni porta a scuola. Il suo DVD preferito. - Wow, anche io ho quel DVD. Ma l’immagine dentro è uguale a quella della custodia? La prof continua ad osservare. - Si sì, ugualissima - Luca sicuro? Mi fai vedere se è come il mio? - Certo, è il mio dvd preferito. … impossibile descrivere la faccia di Luca quando apre la custodia e ci trova … IL CD DI TEDESCO 😡 !! Tutta la classe scoppia a ridere ma con un po’ di timore. Guardano la prof, anche lei sorride. La prof di classe entra e sente la voce di Luca:  

Di generazione in generazione (Lino Da Acerce - figlio, padre e insegnante)

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  Marco. 0 anni e 5 mesi. Mio figlio, secondogenito, fratello di Stefano. Giuseppina. 89 anni e 8 mesi. Mia nonna materna. Il primo è uno scrigno di possibilità ancora inespresse, raccolto in 65 cm di lunghezza; la seconda, un profondo serbatoio di storia racchiuso in una mente che, giorno dopo giorno, diventa sempre più inaccessibile. Un pianto talvolta inconsolabile per fame, sonno e fastidi di varia natura, il primo; un mosaico di frammenti di antichi ricordi dentro una completa ignoranza riguardo tempi e spazi della vita quotidiana, la seconda. “Prendiamo ad esempio un neonato: non si esibisce, esiste, e come tale è una struttura che interpella […] Le fragilità ci interpellano, interrompendo le abitudini” [1] In che senso le fragilità ci interpellano? Si potrebbe pensare che semplicemente ci chiedano cura, reclamando la nostra attenzione, cosa peraltro molto concreta e tangibile nel pianto notturno di un bambino, o in un’anziana che richiede presenza costante e prevenzion

Fiducia...nelle crepe. (Anna Trabucchi - laureanda in Scienze dell'Educazione)

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  Esiste un’arte in Giappone chiamata “Kintsugi” per la quale gli oggetti che si rompono, anziché essere buttati, vengono aggiustati con una colla particolare colore dell’oro. Questo collagene, oltre ad aggiustare la crepa formatasi, la mette in risalto ancor di più. Quando qualcosa si rompe, quindi, non lo si butta via perché rotto, ma si prova ad aggiustarlo senza nascondere la rottura, anzi, mettendola in evidenza. Dopo la visione in università del video “Come oro nelle crepe”* in cui la protagonista parla del Kintsugi, la prof. afferma: «Ecco, l’educatore deve aiutare a mettere l’oro nelle crepe». Questa frase mi scuote molto e continuo a pensarci per diversi giorni. Inizialmente mi sembra qualcosa di irraggiungibile per me e mi chiedo: «Come posso io nella mia piccolezza, oltre che tentare di mettere oro nelle mie crepe, aiutare anche qualcuno a metterlo nelle proprie?» Mi sembra un’impresa molto più grande di me, quella di dare valore alle crepe degli altri, mettendole in risal