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Visualizzazione dei post con l'etichetta Education

Voce del verbo: "addomesticare" (di Chiara Confortola - educatrice e danza-movimento terapeuta)

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  Il mio ruolo è Assistente Scolastico. Non faccio l’assistente scolastico, SONO assistente scolastico. Insieme a questo sono educatrice. L’ambiente scolastico lo vivo ogni giorno, in maniera diversa rispetto al contesto, all’utenza e al gruppo docente con cui lavoriamo. Non vorrei soffermarmi sui compiti che ci spettano, quanto più sulla difficoltà di mantenere il nostro ruolo in situazioni particolari delle quali siamo spettatori e, forse, anche attori. Vorrei condividere con voi un avvenimento. Sono in classe e noto una bambina in difficoltà, la ascolto e accolgo ciò che si sente di raccontarmi. Inizia a piangere e percepisco che è agitata. Cerco di rassicurarla dicendole che è bello esprimere questo sentire. Viene richiamata per tornare al suo posto, seduta nel cerchio. Le lacrime scivolano sul suo viso. L’insegnante lo nota e con un tono di voce deciso le dice: «Smettila di piangere, non serve a nulla, non ce n’è proprio bisogno!». Io sono dubbiosa, chiudo per pochi secondi gl

Qui ed ora (di Sandy Cusini - educatore)

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  In questo ultimo periodo, risuona nella mia testa sempre più lampante un concetto: prevenire è meglio che curare ed educare è la vera prevenzione . Ogni giorno noi educatori, ma anche i maestri, genitori, allenatori e tutti quanti in un modo o nell’altro, ci impegniamo per far sì che i bambini fin dalla più tenera età crescano seguendo “il buon esempio” o, meglio, imparino a stare al mondo, seguendo le buone regole. Il nostro ruolo è quello di insegnargli e trasmettergli certi valori che non siano però visti come una costrizione, un obbligo o persino una punizione; tutto questo sembra essere semplice, quasi “un gioco da ragazzi”, visto che per l’errato immaginario comune «noi educatori ci limitiamo a giocare con i bambini». In questi ultimi mesi, mi sono reso conto di quanto sia un lavoro pieno di difficoltà, imprevisti, e che richiede uno sforzo mentale a volte inimmaginabile. Già, proprio così, diventa sempre più difficile trovare le strategie per catturare l’interesse dei bambi

Diventare pedagogista...ai tempi d'oggi. (di Simone Cusini - educatore e laureando pedagogista)

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«Chi è il pedagogista? E cosa fa?» Questa è una delle domande che ci sono state rivolte dai ragazzi frequentanti il Liceo delle Scienze Umane di Bormio durante un incontro a cui abbiamo partecipato per raccontare le nostre esperienze universitarie e lavorative alle generazioni future che intendono lavorare in ambito sociale. A primo impatto non è semplice rispondere alla domanda in quanto la figura professionale del pedagogista non è ancora riconosciuta in maniera adeguata dalle istituzioni e dalla maggior parte delle persone. Forse, risulta più semplice rispondere affermando prima ciò che non è il pedagogista. Di certo, prima di tutto, non è colui che cura i piedi (sì, ne ho sentite tante riguardo a questa figura e una tra le tante assurde definizioni che ho sentito c’è anche questa), non è lo psicologo, ma potrebbe certamente lavorare al suo fianco per progettare interventi educativi di diverse tipologie e fornire sostegno, consulenza, formazione e accompagnamento all’interno del