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Visualizzazione dei post con l'etichetta Gli Spunti Del Venerdì 3

Pillole di educazione - SBABAM! - (Michele Ricetti & Emilia Silvestri)

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  Scrivere di educazione, attraverso il raccontare di educazione... Clicca qui sotto 👇 per goderti la VII pillola 👉 Pillole di educazione VII - SBABAM! 👈 di Michele Ricetti  (educatore e pedagogista)  & Emilia Silvestri   (studentessa) tratto da  Michele Ricetti  & Emilia Silvestri  " MA IO MI VOGLIO BENE? SBABAM! " da #GliSpuntiDelVenerdì3 [2021] 

Ma tu che lingua parli? - (Vincenzo Morcelli)

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  Ognuno di noi si sente amato e “voluto bene” in diversi modi e, allo stesso tempo, ha differenti modalità di comunicarlo. Questo sicuramente vale per i grandi ma, oserei dire, anche e soprattutto per bambini e ragazzi. Ovvio si tocca un tasto un po’ delicato, bello, faticoso che appartiene a tutti e che ci accompagna nei nostri gesti quotidiani in ogni contesto e in ogni momento, soprattutto fra le quattro mura domestiche. «Ogni persona ha un serbatoio emozionale, e quando questo è pieno tutto scorre meglio e anche le difficoltà sono più abbordabili. Man mano che un bambino cresce, la sua capacità di apprendere aumenta grazie a diversi fattori, il più importante dei quali è la maturità emozionale. Più il bambino è maturo a livello emozionale più è capace di apprendere e i genitori hanno l’influenza più importante sulla crescita emozionale del bambino» [1] . Queste parole mi hanno fatto riflettere e pensare in primis alla grande responsabilità che abbiamo come adulti; le competenze e

Ma io mi voglio bene? Sbabam!

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M: Ciao E., grazie per essere venuta all’ormai consueto appuntamento del lunedì sera…anche se ancora online. E: Grazie a voi! Almeno ho l’occasione per distrarmi un attimo e non pensare a meet, scuola, tirocinio e solite cose. M: Questa volta poi è stata davvero una meet davvero intensa! E: Si davvero! C’è stato un momento che mi sono stupita di noi. M: Ahah perché? E: Perché solitamente gli incontri sono molto più “scialli”. M: È vero, ma non sono mai banali. E: Esatto, ma questa volta la domanda che è venuta fuori mi ha colpito ancora di più… M: Intendi quella: «Cosa potrebbero pensare gli altri di me?» E: Si. Inizialmente non ho dato peso a quella domanda. M: A quanto pare però ti ronza ancora in testa… E: Si, finita la nostra meet, mi è tornata in mente e mi sono chiesta perché uno dovrebbe porsi una domanda del genere. M: E che risposta ti sei data? E: Sono giunta alla conclusione che probabilmente è perché uno è alla continua ricerca dell’approvazione de

Un piacevole "inciampo educativo": la serendipity

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  Serendipity , è un termine coniato dallo scrittore H. Walpole nel 1754, relativamente alla storia dei tre “Principi di Serendippo”, che nel loro viaggio trovano degli indizi, in modo casuale e fortuito, che ben analizzati li portano a risolvere il dilemma dell’imperatore Berham e lo smarrimento del proprio cammello. «Non ti cercavo, non ti aspettavo, ma sono stato fortunato a incontrarti». Si potrebbe sintetizzare così il concetto di serendipità , cioè imbattersi in un incontro o una scoperta fortuita e piacevole, che provoca felicità. Nel linguaggio corrente, dall’inglese serendipity (serendipità) si indica, per prima cosa, la sensazione che si prova relativamente al fare una scoperta non pianificata e dunque, una sorpresa piacevole . Una scoperta “serendipitosa” è quando troviamo qualcosa che non stavamo cercando, poiché nel processo di ricerca compare l’elemento sorpresa. Dettato da un processo di ricerca, di casualità e di fortuna, incentivata forse da un cambio di prospett

Cultura della cura. Prendersi cura dell'altro.

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  È da alcuni mesi che penso a questo scritto per #GliSpuntiDelVenerdì ed è, esattamente, dal 1° gennaio che questo argomento mi affascina e che ho deciso di approfondire e di condividere. Proprio il primo giorno dell’anno rimango colpita dal tema del messaggio di Papa Francesco per la celebrazione della giornata mondiale della pace: “La cultura della cura come percorso di pace” [1] . Ma cosa significa cura? Cercando nel dizionario, per dare una corretta definizione ho trovato: cura: «persona, cosa di cui ci si occupa» . Occuparsi di qualcuno o qualcosa è un concetto pieno di significato, di valore e di bellezza. La cura come promozione della dignità e dei diritti della persona è al centro del nostro lavoro e del nostro pensiero educativo, ma non solo è insito in ogni essere umano. Il concetto di persona inteso come sviluppo umano e di relazione, di inclusione, di dignità. Papa Francesco ha affermato durante il suo messaggio: «ogni persona umana è un fine in sé stessa, mai sempl

L'unione fa la forza...Livigno dovrebbe crederci di più

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La comunità di Livigno e Trepalle, seppur occupi una superficie ridotta, conta tanti individui soprattutto nell'età più giovane. Basti pensare che è uno dei comuni con il tasso di natalità più alto e questo dovrebbe farci pensare quanti bambini, ragazzi e giovani abbiamo il compito di accompagnare ed educare per il futuro. Livigno, infatti, offre diverse occasioni di aggregazione, confronto e crescita: le molteplici attività sportive, le diverse occasioni di aggregazione e le esperienze socioeducative. Purtroppo, l'attuale emergenza sanitaria ha colpito in modo non indifferente questo settore obbligando tutti gli enti promotori a limitare o addirittura interrompere le proprie attività. Tralasciando però il momento particolare in cui stiamo vivendo negli ultimi anni a Livigno abbiamo avuto un importante ampliamento delle proposte, grazie a diversi promotori sociali che si sono messi in gioco e hanno iniziato a proporre una vasta gamma di attività ed esperienze soprattutto in c

Lasciare un segno

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  Diverse volte ci hanno chiesto di scrivere, di mettere i nostri pensieri e le nostre idee su un pezzo di carta, quanti temi nel trascorso scolastico ci è toccato stilare senza troppa voglia!  Quando andavo a scuola, la frase più ricorrente tra noi ragazzi durante un tema di italiano era: «Ma quanto lungo deve essere?», «Così è troppo corto?». Se a quest’ultima domanda la risposta era positiva, si iniziava a scrivere con una scrittura a caratteri “cubitali” così da occupare più fogli possibile e raggiungere la lunghezza richiesta. Che poi…chi dice che in poche frasi non si riesca a racchiudere un mondo di pensieri?? Eppure, se ci pensiamo sono proprio quei messaggi, quelle lettere, quei biglietti d’auguri, quelle cartoline inviate da amici e parenti che prese e rilette dopo tempo hanno la capacità di riportarci con la mente all’attimo in cui le abbiamo ricevute, aprendo così un mondo di ricordi, di emozioni provate nonostante siano passati molti giorni, mesi o anni. Scrivere non è s

Semplicità

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Caratteristica propria di quanto è costituito da un singolo elemento. Che cos’è per voi la semplicità? Beh, io credo semplice tutto ciò che nasce da gesti, parole ed espressioni poiché rappresenta la vera essenza che c’è in ognuno di noi, inoltre la semplicità in una persona mi porta a pensare alla genuinità, alla naturalezza all'autenticità di quest'ultima.  Spesso mi tornano alla mente ricordi di alcuni racconti dei miei nonni i quali parlando del loro passato avevano un'espressione sul volto incredibile, una gioia tanto grande da fagli luccicare gli occhi nonostante le situazioni complicate da loro trascorse come la guerra, le fatiche nel seguire il bestiame, le famiglie numerose e il poco cibo a disposizione e tanto altro.  Proprio ripensando a tutto ciò c’è una domanda che mi sorge spontanea… «E noi? E noi invece che possediamo tutto come ci sentiamo?» Una risposta forse c’è…noi purtroppo (non parlo a nome di tutti ovviamente, ma credo che una buona parte della

I nostri occhi brillano, parlano e sorridono

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Un giorno ero a scuola e una bimba di soli sei anni mi guarda e mi stupisce con questa affermazione: «Noi non abbiamo mai visto il tuo sorriso, ma io ogni volta che vedo i tuoi occhi brillare capisco che stai sorridendo …» . Al termine della mattinata torno a casa. Questa frase mi rimane in testa e continuo a pensarci. Mi rendo conto che effettivamente, avendo iniziato a settembre a fare assistenza in quella classe, i bambini non mi hanno mai visto senza mascherina. Mi chiedo come immaginano sia il mio sorriso, e quello di tutte le persone che incontrano. Chissà come ci immaginano senza vedere una parte importante del nostro viso, proprio quella che ci permette di esprimere le nostre emozioni senza parlare, ma subito ecco la risposta! Essa è contenuta esattamente nella sua affermazione: guardando i miei, i nostri occhi .  Eh già, in questi lunghi mesi c’è stata tolta la possibilità di utilizzare il nostro sorriso, ma abbiamo imparato a comunicare con gli occhi. I nostri occhi comunican

Il sogno...

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  M: Ciao A. allora hai deciso o ancora no? A: Ciao M. deciso cosa? M: Un uccellino mi ha detto che stai pensando di fare il 4° anno all’estero… A: Certo che non si può nascondere nulla… M: Di solito uno nasconde le cose “brutte” o le cose di cui ha paura. A: Beh allora hai azzeccato…la seconda opzione è la mia… M: Paura? A: A dirti la verità in merito a questo viaggio penso molto, e ho paura di partire. M: Beh è una paura sacrosanta, ma cosa ti spaventa? A: Penso alla possibilità di non riuscire ad adattarmi alla situazione, penso di farmi delle aspettative che poi mi potrebbero lasciate delusa, di non riuscire a lasciare la mia “comfort zone”, di lasciare l’ambiente a me famigliare, la mia famiglia e i miei amici... M: Se ti consola, sono paure che abbiamo anche noi adulti…a dirla tutta abbiamo paura anche per molto meno… A: Si lo so, mi rendo conto di avere molte paure, ma forse sono queste che più di tutte mi hanno aiutato a fare questa scelta. M: Tanta roba

Ascoltami con il cuore...e forse toglierò la mia maschera.

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Ironia della sorte…siamo alle porte del carnevale e mi ritrovo a scrivere "Gli Spunti Del Venerdì" (#glispuntidelvenerdì3) …proprio io che non sopporto il carnevale! E mentre guardo “sconsolata” le mie bambine pensare al costume del carnevale (che anche se è virtuale non si può mancare!) con gli occhi che brillano per l’eccitazione, le parole che escono frenetiche dalla bocca per stare dietro alle idee, ecco che indossano una maschera trovata in uno scatolone e all’improvviso Pirandello viene a bussare nella mia mente “C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo resti nessuno”.  La maschera…ogni giorno che ci alziamo eccoci pronti ad indossare la nostra, tutti, nessuno escluso! Ci sono diversi tipi di maschere e possono essere intese in diversi modi, tanto da poterne davvero scrivere un libro, ma è dietro ad ogni maschera che io voglio andare… Dietro ad ogni maschera c’è una vita vissuta, un dolore, una sofferenza magari troppo

Raccontare educa

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  Il narrare e il raccontare sono principalmente un’azione, un movimento dall’io verso un tu, un noi, è un andare verso l’altro, narrare è un atto relazionale, che rende noto, evidente, una parola, uno scritto, un gesto e dunque un significato. Daniel Taylor sostiene che « ognuno è il prodotto delle storie che ha ascoltato e che ha vissuto»* Quotidianamente si racconta e ci si racconta, ed è proprio questa relazionalità lo strumento del processo formativo per la costruzione di significati. Nella storia evolutiva dell’uomo, il narrare ha risposto e continua a rispondere a una necessità profonda, addirittura primordiale. Oralità e scrittura, sono sempre stati strumenti di trasmissione del sapere e dei racconti che accompagnano la vita dei popoli nella storia. Attraverso le narrazioni le persone divengono compiutamente umane perché dispongono di un modo per riflettere su quello che hanno dentro di sé, proprio raccontandolo agli altri. Raccontare il lavoro educativo dei diversi servizi

Oh... santa pazienza!!

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  In coda alla cassa del supermercato; una nonna e due nipotini abbastanza piccoli, un nipote un po’ irrequieto e la nonna che si barcamena in qualche modo tra la spesa, le borse, i nipoti per poi uscirsene con un sarcastico “Santa pazienza”. Lì per lì ho sorriso, poi ripensandoci ho fatto qualche pensiero… forse la pazienza è davvero qualcosa, passatemi il termine, “di santo” e che permette di far evolvere diverse situazioni. A chi non capita di pazientare? Aspettare che il semaforo scatti, aspettare che qualcuno impari qualcosa, aspettare il voto di una verifica, aspettare che un progetto si realizzi, aspettare qualcuno che ritorni a casa. Aspettare e rispettare che qualcuno riesca a fare qualcosa da solo magari con tempi diversi dai nostri, aspettare un appuntamento o un evento, aspettare di poter ripartire e ricominciare, aspettare…. Chissà quante cose ognuno di noi attende. A volte, presi dai ritmi incalzanti, ci facciamo sfuggire tante cose, tanti particolari importanti. La pa

La mamma di A., e "quella maledetta paura"

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  Cosa prova una mamma in questo periodo quando, dopo aver pensato di aver scampato il pericolo di contagio la scorsa primavera vede ricomparire tutte le paure, le ansie e le preoccupazioni di questa famigerata “seconda ondata”? Come a tutti, anche a me passano per la testa mille pensieri... «ma come?! Sembrava che ne fossimo fuori!» e invece riecco i dati giornalieri che spaventano più di quelli di marzo. Vieni a sapere chi, tra le persone che conosci, è stato colpito da questo maldetto Covid-19 e tra te e te pensi: «beh, però non è intubato in ospedale, forse non è più così grave». In una giornata spensierata la sorella di A. mi fa ascoltare il messaggio che le ha mandato la sua compagna; piangendo le comunica che suo fratello è positivo e deve fare anche lei il tampone, con il magone in gola le dice « ...scusatemi, ma forse la tosse che avevo la settimana scorsa non era una semplice tosse...spero di non avervi contagiato ».  Così, cominci a preoccuparti seriamente, perché' sai

Quella "maledetta" paura

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  M: Ciao A., come stai? A: Ciao M., tutto abbastanza bene, anche se non so se lo sai, ma sono in quarantena. M: Davvero?! E da quando? A: Da un po’... a breve mi arriva l'esito del tampone. M: Spero comunque tu stia bene… A: Si si, per fortuna tutto ok, a parte che mi annoio un po', anche se sto bene da sola. M: E che fai tutto il giorno? A: Dipende, ma tra scuola, telefono, film e lettura il tempo mi passa abbastanza…ah, il silenzio alle volte è bestiale. M: In che senso? A: Che mi rendo conto che la frase che ho sentito di più in questi 10 giorni è stata: «adesso apprezzerai le piccole cose». M: Ed è così? A: Si, è così, mi mancano terribilmente! Mi manca l’aria fresca del mattino, mi manca l’abbraccio di un amico… M: Si raccontala giusta! Ti manca il moroso! A: Ma va scemo! Bhe in effetti anche quello… M: E poi che cosa ti manca? A: Mi manca il sorriso di un nonno che ti aspetta a casa dopo un’intera settimana via, mi mancano quei banchi tanto