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Visualizzazione dei post da 2022

Ti va di sorridere?

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  Il nostro è un lavoro molto particolare, o meglio, quando si parla di educazione ci si ritrova sempre in un campo molto particolare che richiede una grande conoscenza gestionale di specifiche vicende, e a volte capita di aver a che fare con situazioni delicate e non sempre risolvibili in maniera rapida e semplice. Personalmente nell’arco degli ultimi mesi, nell’insieme dei vari cambiamenti, come ad esempio passare da un Centro Estivo all’inizio della scuola, e di tutte le attività invernali che il CiAGi propone, sono accaduti degli episodi in cui anche io mi sono ritrovato in difficoltà, perché è proprio così: educare a volte non è affatto semplice, ci si ritrova in un insieme di dinamiche, teorie studiate, attitudini personali e soprattutto emozioni che rendono il tutto più complicato del previsto e prendere delle decisioni in questi casi richiede un grande coraggio e una grande responsabilità. La fortuna del mio lavoro però è quella di essere affiancato ad altri educatori che sann

Un giorno ho deciso (Lavinia Ancuta - economista e specializzata in statistica)

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  Un giorno ho deciso di cambiare tutto. Ho deciso di iniziare una nuova vita in un posto nuovo, lasciando dietro casa, amici e lavoro. Arrivavo in Italia tramite un progetto di volontariato senza conoscere molto bene la lingua. Di Genova non sapevo molto prima di partire. Avevo sentito parlare della sua bellezza, della sua varietà culturale e sociale ed ho pensato che avrebbe potuto essere il posto giusto per me. Il mio servizio consisteva nel lavorare in un centro giovanile con bambini e ragazzi provenienti da diversi paesi del mondo, la maggior parte di loro figlie e figli di migranti di prima generazione. Avevo scelto questo progetto perché lo sentivo vicino, personale, essendo la mia famiglia anche lei parte della comunità migrante in altri paesi. Mi sono sempre chiesta come fa la gente ad integrarsi in una comunità nuova. Da piccola pensavo che, naturalmente, tutti siamo parte di una comunità che ci offre supporto e il sentimento di unità ed anche uscendo dal proprio paese sar

Drogati di felicità...altrui. (Nicole Galli - 18 anni studentessa)

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Un giorno una persona mi ha chiesto «si può essere dipendenti dalla felicità degli altri?», io ho risposto semplicemente «sì». Ho riflettuto molto su questa conversazione, che poi in fin dei conti è stata solo una domanda e una risposta, ma da quella volta ci ho ripensato spesso. Si può essere dipendenti dalla felicità di una o più persone? È una cosa sana? Può farti mettere da parte la tua stessa felicità?  Una quantità industriale di queste domande mi circola per la testa da mesi. Non ho un’opinione totalmente oggettiva sull’argomento, o almeno non riesco ad averla, perché fondamentalmente sono anche io un po’ dipendente dalla felicità degli altri. Non che io metta da parte la mia per quella altrui, sia chiaro, ma piuttosto perché rendere felici le persone rende felice me. È una cosa un po’ contorta e complicata da capire se non la si prova, ma è un po’ come quando una persona a cui tieni è triste e tu, standole accanto, inizi a condividere un po’ questo suo malessere. È una reazio

Dietro le quinte (di Valeria Rodigari - educatrice)

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  Cinelux Livigno, 5 dicembre 2022, Favole Sfasate… Il pubblico inizia ad entrare in sala e prende posto sulle poltroncine rosse. Il sipario è ancora chiuso, ma ogni tanto dai lati spuntano i volti dei personaggi, curiosi di riconoscere tra il pubblico volti familiari e amici. «Dietro le quinte c’è il caos distillato in uno spazio molto piccolo» - così racconta William Alexander pittore ed istruttore d’arte - tutti sono in fermento…qualcuno è seduto in disparte e ripassa velocemente il copione, altri stanno indossando i costumi di scena, c’è chi cerca di scaricare la tensione in ogni modo: cantando, ballando, urlando, facendo una corsa sotto la neve. Le luci della sala si spengono, cala il silenzio. Eccoci…è il momento. Si apre il sipario, è arrivato il tempo di andare in scena. Il pubblico osserva divertito il susseguirsi di vicende che accadono ai personaggi, dal palco riesco a sentire le loro risate sincere, i loro applausi e complimenti. La visuale che ho io è completamente dive

Un passo alla volta... (Deborah Rodigari - educatrice)

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  Lavoro da circa un anno e mezzo al “Pollicino”, il Centro Prima Infanzia della nostra Cooperativa Sociale L’Impronta.   I bimbi che frequentano vivono i loro primi anni vita, le loro prime scoperte, le loro prime amicizie, le loro prime avventure, qualcuno muove i primi passi, qualcun altro corre già.   Ogni volta che al mattino arrivo al lavoro, penso «Un passo alla volta, anche questa mattinata andrà alla grande e chissà quante cose oggi i nostri bimbi scopriranno e chissà di quante si meraviglieranno…» e poi li guardo correre, giocare, sorridere durante la mattinata.   Un passo alla volta qualcuno inizia a stare in piedi, poi cade, si rialza e pian piano muove qualche passetto, un passo alla volta qualcuno inizia ad esprimersi prima solo con i gesti, poi con qualche versetto e poco alla volta con qualche parola per finire poi a fare lunghi discorsi. Un passo alla volta conoscono chi gli sta intorno, all’inizio solo con uno sguardo intimorito, poi sedendosi in braccio, poi porta

Nessun uomo è un'isola (Daniele Rocca - filosofo e insegnante)

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  “Non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te”.  Così termina una celebre poesia dell’inglese John Donne, che alla fine del ‘700 utilizza la forte immagine della “campana da morto” per richiamare l’attenzione su un fatto tanto scontato quanto evitato: tutti, in quanto esseri umani, dobbiamo morire. Il poeta va però oltre, suggerendo che la morte di un altro essere umano sveli un legame che ci connette profondamente gli uni agli altri. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa [1] . Il suono di quella campana ci coinvolge tutti (e nei mesi terribili della primavera 2020 ne siano stati inermi testimoni) ampliando il significato della citazione senechiana cotidie morimur [2] : moriamo ogni giorno non tanto (non solo) perché invecchiamo, ma sopratt

Ho paura (Michele Ricetti e una ragazza diciottenne - educatore e pedagogista)

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  Un giorno dal nulla mi arriva questo sms… «Hey, tu… 2 settimane fa mi hai chiesto come stavo… e come più o meno sempre ho evitato la risposta; è che dire ‘tutto bene, con te non funziona, lo so già; quindi, di solito lascio perdere perché sotto sotto non so neanche io come sto… É dura, pensavo che tornare in convitto mi avrebbe aiutato, invece, se posso dirlo, è peggio di prima.  Lunedì scorso ho letto una frase : if you always think your happiness is somewhere else, it will never be where you are - (se pensi sempre che la tua felicità sia altrove, non sarà mai dove sei). Te lo giuro, ti giuro che ci sto provando a pensare che sia qui, anche se il ruolo di tutti, in questo momento, sembra sia farti fantasticare sui prossimi anni con le loro domande del ca**o tipo: hai già scelto l’università? ma sai già che lavoro vuoi fare? dove ti vedi tra cinque anni?  Ci sto provando a non fantasticare, a non sperare ancora una volta che finito quest’anno ci sia una parte migliore, ma le mie

C'è bisogno di nuova musica (Simone Cusini - insegnante)

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  Viviamo in un tempo storico non proprio accompagnato da “musica leggerissima”, come canticchiavano Colapesce-Dimartino al Festival di Sanremo del 2021, e questo credo sia evidente a tutti. È un periodo storico di grande incertezza e fatica, dove il futuro sembra così instabile e il presente non troppo accogliente e motivante. Sembra proprio che il mondo fatichi a girare dalla parte giusta, e non è più di certo quel mondo che cantava Jimmy fontana nel 1965. Tutto questo si ripercuote inevitabilmente sulla vita quotidiana di ognuno di noi e soprattutto su quella dei nostri giovani e adolescenti che faticano ad essere speranzosi, ambiziosi e fiduciosi nel domani in un momento così delicato e poco positivo. C’è il rischio che le nuove generazioni restino bloccate e spaventate da ciò che sta accadendo con la conseguenza di non riuscire a creare nuove possibilità e altri orizzonti per il futuro. Troppe volte qualcuno l’ho sentito chiamare i nostri giovani la “gioventù bruciata”, come c

Lasciamoci il beneficio del dubbio (Vincenzo Morcelli - educatore)

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  «Sarà stato opportuno agire così?»  «Chissà se avessi fatto diverso…»  «Però si poteva fare anche così, magari le cose andavano diversamente...»  «Sono in difficoltà, non so bene come agire...» Spesso ultimamente queste domande mi tengono compagnia a fine giornata.  A volte si vorrebbe tutto chiaro, limpido e certo ma, purtroppo o per fortuna, nel nostro lavoro non tutto è perfettamente definito. L'interrogativo e il dubbio fanno parte “del gioco” e sono un elemento con cui fare i conti.  Il dubbio è un’esperienza generalmente mal sopportata, talvolta genera fastidio e si è intolleranti verso l'incertezza a cui si associa spesso insicurezza e fragilità; chi convince solitamente è privo di dubbi. Ad ogni modo penso sia un’esperienza che merita attenzione. Il dubbio ha a che fare con l'errore dal quale è possibile avere occasioni per acquisire successivamente consapevolezza. Porsi nella posizione del dubbio crea spazio per uno sguardo che sa individuare l'errore non per

Pensieri sparsi di un cuore inquieto, ma di un animo libero. Parte II^ (Lorenzo Napoli - 21 anni)

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  La commozione nel mio bagaglio, panni sporchi di navigazione per ogni dove… Sempre in testa una canzone… È dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione, soltanto fare ciò che c'è da fare e cullati dall'onda... Di notte sognare lei che scappa da me, ma poi mi sveglio e consapevole sono nel mare. La vita mi offre un incarico di responsabilità, mi ha detto che una nave ha bisogno di un comandante concreto. Ed è importante il pensiero della responsabilità, si è fatto grosso,  è come dover saltare al di là di un fosso, che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato.   Saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto,  di fronte a me la nebbia mi nasconde, la risposta alla mia paura è: cosa sarò e dove mi condurrà la mia natura? La faccia di mio padre prende forma sullo specchio interiore,  lui giovane io vecchio, le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio,  "la vita non è facile ci vuole sacrificio, un giorno te ne accorgerai e

Fine (Thomas Sosio)

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  The end, un film finisce proprio così, con questa scritta. Qualcuno tira un sospiro di sollievo, qualcuno ha le lacrime agli occhi, altri pensano come sarebbe andata se non fosse finita così. Ebbene quando qualcosa finisce, svanisce, si ferma o si interrompe bruscamente, che sentimento c’è in noi? Smarrimento, dolore, serenità, gioia. Possono essere davvero molteplici e plurali i sentimenti e le emozioni che scorrono. Perché non solo è una fine, ma è soprattutto un nuovo inizio. Suppongo e spero che ognuno di voi, ora, stia pensando ad una fine, più o meno recente, più o meno felice. Ogni fine porta con sé emozioni, ed è proprio ripartire da queste sensazioni che da slancio e volo verso un nuovo inizio. Mi piace sempre entrare nelle parole, perché ogni parola è importante, che sia detta, sussurrata o scritta. Il termine “fine” ha un’etimologia chiara: l’ultima parte, l’ultimo tempo di una cosa, il punto. A volte per cambiare o svoltare, serve mettere un punto. Quante volte abb

Il mio posto nel mondo. (Emilia Silvestri - 18 anni)

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Mancano pochi giorni al mio diciottesimo compleanno, a detta di molti un traguardo importante e forse è proprio così, ma questo lo scoprirò pian piano. In questo periodo mi chiedevo come fosse possibile che le persone che mi circondano siano riuscite a trovare un posto nel mondo e io non riesco nemmeno a trovarmi un angolino per me, anzi mi sento quasi sempre di troppo. Ho sempre considerato il mio compleanno come una giornata come un'altra, nulla di speciale. Avevo delle aspettative per quel giorno più che su quello che avrei fatto, ma su quello che gli altri avrebbero fatto per me, e devo ammettere che non erano molto alte. Tra tutti i miei tormenti e i miei dubbi è arrivato il grande giorno, appena sveglia non mi sono sentita più matura, non mi sono sentita più grande e non mi sono sentita più responsabile, mi sentivo la solita. Man mano che le ore trascorrevano ho ricevuto tanti piccoli gesti, sorrisi, parole, messaggi che mi hanno fatto rendere conto che ho la fortuna di e

Con sguardi diversi...aiutiamoli a crescere. (Daniela Lumina)

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  «Che pazienza che avete!» Quante volte nei miei ambienti lavorativi ho sentito pronunciare questa frase dai genitori che ci affidavano i loro figli e prima di diventare mamma ero convinta di possederne…di pazienza; quindi, lo prendevo un po' come un complimento. Ora da mamma, ogni volta che sento questa frase al lavoro, sorrido e spesso rispondo: «Non è questione di pazienza, ma di rapporti!» Mentre lo dico penso a quante volte stanca e avvilita ho osservato le mie figlie da piccole che facevano i capricci, o che non ubbidivano e ho pensato: «Ok… meglio 20 bambini degli altri che 2 dei tuoi!» Quante volte stremata e nervosa dopo un litigio con le mie figlie, magari proprio dopo un faticoso pomeriggio di compiti mi sono ritrovata a chiedermi: «Ma com’ è possibile? Gli altri bambini mi ascoltano, a volte pendono letteralmente dalle mie labbra e le mie figlie no?» Quante volte mi sono ritrovata io stessa a condividere emozioni o fatti alle orecchie professionali dei miei coll