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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Voce del verbo: "addomesticare" (di Chiara Confortola - educatrice e danza-movimento terapeuta)

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  Il mio ruolo è Assistente Scolastico. Non faccio l’assistente scolastico, SONO assistente scolastico. Insieme a questo sono educatrice. L’ambiente scolastico lo vivo ogni giorno, in maniera diversa rispetto al contesto, all’utenza e al gruppo docente con cui lavoriamo. Non vorrei soffermarmi sui compiti che ci spettano, quanto più sulla difficoltà di mantenere il nostro ruolo in situazioni particolari delle quali siamo spettatori e, forse, anche attori. Vorrei condividere con voi un avvenimento. Sono in classe e noto una bambina in difficoltà, la ascolto e accolgo ciò che si sente di raccontarmi. Inizia a piangere e percepisco che è agitata. Cerco di rassicurarla dicendole che è bello esprimere questo sentire. Viene richiamata per tornare al suo posto, seduta nel cerchio. Le lacrime scivolano sul suo viso. L’insegnante lo nota e con un tono di voce deciso le dice: «Smettila di piangere, non serve a nulla, non ce n’è proprio bisogno!». Io sono dubbiosa, chiudo per pochi secondi gl

Fermiamoci! È necessario! (di Deborah Rodigari - educatrice)

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"Mi fermo Chiedo aiuto" Questo era il titolo della serata, aperta a tutti gli adolescenti e giovani della nostra comunità, proposta da Comunità Educante di Livigno e Trepalle.  Solo leggendo il titolo dalla locandina nascevano diverse riflessioni... “Mi fermo.” Perché dovrei? Chi mi chiede di farlo? Per chi lo faccio? È necessario? "Chiedo aiuto"... mamma mia che cosa difficile chiedere aiuto! Spesso è così difficile farlo con le persone più vicine, dobbiamo chiedere aiuto ad altri? A professionisti? A gente che "ne sa più di noi"? Insomma, quante cose mi frullavano in testa (penso anche in quella di molti altri) eppure chiamo due mie amiche e andiamo a quest'incontro! Ero partita con l'idea che a questa serata saremmo andate (forse) in 5 persone, ma quando ho aperto la porta del salone giovani di Trepalle e ho trovato lì seduti più di una ventina di ragazzi e ragazze, mi son dovuta ricredere. Trovo lì giovani della mia età, qualcuno più grande, qu

La cura di splendere (Vincenzo Morcelli - educatore)

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  «Leggerezza, libertà, preoccupazione, scelte, riservatezza, stranezza, curiosità, spensieratezza, armonia»: ecco alcuni pensieri messi per iscritto al termine del percorso sull’affettività e sessualità proposto ai ragazzi di seconda della scuola secondaria nel mese di febbraio.  Il tema del cambiamento del corpo è stato il filo conduttore, rielaborato e condiviso insieme mediante attivazioni corporee, momenti conoscitivi sulla fisiologia e anatomia umana, confronti e condivisioni in gruppo partendo da pensieri emersi dai ragazzi e da spunti di riflessione proposti dagli adulti. Ho apprezzato il loro mettersi in gioco, provarci, ascoltarsi, ascoltare… Mi sembra importante, da educatore e da papà., condividere alcuni loro scritti. Anche se non lo fanno vedere sempre si sono mostrati capaci di osservazioni profonde e sfumature personali che ci parlano e dicono di loro e che possono farci pensare. «Ho sentito la terra, la bellezza del mondo» - «All’inizio ho provato fastidio, ma poi quel

Qui ed ora (di Sandy Cusini - educatore)

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  In questo ultimo periodo, risuona nella mia testa sempre più lampante un concetto: prevenire è meglio che curare ed educare è la vera prevenzione . Ogni giorno noi educatori, ma anche i maestri, genitori, allenatori e tutti quanti in un modo o nell’altro, ci impegniamo per far sì che i bambini fin dalla più tenera età crescano seguendo “il buon esempio” o, meglio, imparino a stare al mondo, seguendo le buone regole. Il nostro ruolo è quello di insegnargli e trasmettergli certi valori che non siano però visti come una costrizione, un obbligo o persino una punizione; tutto questo sembra essere semplice, quasi “un gioco da ragazzi”, visto che per l’errato immaginario comune «noi educatori ci limitiamo a giocare con i bambini». In questi ultimi mesi, mi sono reso conto di quanto sia un lavoro pieno di difficoltà, imprevisti, e che richiede uno sforzo mentale a volte inimmaginabile. Già, proprio così, diventa sempre più difficile trovare le strategie per catturare l’interesse dei bambi