Piangi, ti accolgo (Valeria Rodigari - educatrice)
È un pomeriggio apparentemente normale, dopo aver finito i compiti, c’è spazio per un momento libero: qualcuno gioca a calcetto, altri a carte, un gruppetto chiacchiera. Ad un tratto incontro degli occhi lucidi, un volto rigato dalle lacrime, d’istinto mi avvicino, accolgo quelle lacrime. Non mi interessa sapere il motivo che ci sta dietro, voglio solo che la persona che mi trovo di fronte possa sentirsi accolta, libera di lasciarsi andare e sfogarsi. Provo a mettermi in ascolto, non con le orecchie, ma con il cuore, probabilmente dietro quelle lacrime non c’è soltanto un motivo, è un insieme di piccole cose, un pensiero triste, un’insicurezza, una delusione e la classica “goccia” a far traboccare il vaso. Torno a casa e ripenso a quel volto, a quelle lacrime. Quante volte da piccoli ci siamo sentiti dire “Non piangere” per vari motivi, perché il contesto e il momento non erano appropriati, perché il motivo non era poi così importante, perché piangere è da deboli. Quante volte s