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Visualizzazione dei post con l'etichetta educazione

Lasciar-CI andare. (di Alice Trabucchi)

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  (tempo di lettura 2 min.) Quanto è difficile lasciar andare qualcosa? Un amico dopo una serata passata insieme, un compagno di viaggio alla fine del proprio percorso, il posto di lavoro che ti ha fatto crescere, il paese dove sei nato e cresciuto…tante cose sono difficili da lasciar andare, noi per primi abbiamo molta difficoltà nel lasciarCI andare, ma perché? Perché quello è il posto giusto al momento giusto o solo per la paura di quello che ci aspetta dopo? Penso più la seconda. In effetti in questa scelta c’è una grande dose di coraggio perché in fondo lasciare andare le proprie sicurezze e il proprio quotidiano significare lasciare andare tutto ciò che ci limita: l’ansia del futuro, il timore verso ciò che di nuovo ci circonda e la paura del pensiero degli altri. Ormai quasi tutti viviamo con l’ansia di avere una tabella di marcia da seguire nelle diverse fasi della nostra vita, ma questo modo di vivere può rappresentare una “gabbia” nella quale siamo intrappolati che ...

Essere educatori è essere una squadra! (di Deborah Rodigari - Educatrice)

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(tempo di lettura 1.45 min.)  “Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione” è con questa frase di Platone che abbiamo concluso il primo incontro di supervisione d'equipe del Pollicino, con Massimo Serra. La nostra coordinatrice ci ha proposto questo percorso per darci la possibilità di lavorare su noi stesse, di conoscerci meglio, di creare un gruppo di lavoro ancora più forte, unito, collaborativo, di fermarci e raccontare di noi. Generalmente il momento di equipe settimanale è interamente dedicato alla programmazione e al confronto riguardante il lavoro che svolgiamo quotidianamente “sul campo” con i bimbi, dunque è stato quello il momento in cui ci siamo concentrate solo su di noi, sul nostro essere un’equipe, sulle nostre qualità, su ciò che ognuna di noi è e porta nel contesto lavorativo.  Anche al CiAGi, durante l’anno ci vengono proposti dei momenti chiamati “Equipe nell’equipe”: pomeriggi, durante i quali, lavoriamo sul nost...

Ispirare (di Francesca Bormolini - insegnante)

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  Cosa fa un insegnante? Insegna. Facile, no? Eppure a me sembra una risposta incompleta. Se ripenso ai miei insegnanti di scuola, ne ricordo alcuni con piacere, di altri ho solo un ricordo sfumato e altri ancora li ho proprio rimossi dalla mia mente. Non metto in dubbio che tutti mi abbiano insegnato qualcosa, ma allora, se tutti hanno "compiuto il loro dovere", perché non li ricordo allo stesso modo?  Una delle domande che gli alunni pongono spesso ad un insegnante è:  « E questo a cosa serve? » . Essi sentono il bisogno di dare un senso a quello che imparano ed è per questo che il compito di un insegnante deve andare ben oltre il “semplice” insegnare.  Quando mi sono ritrovata dall’altra parte della cattedra, in qualità di professoressa, avevo paura. Mi assillavano molte domande:  « Cosa avrei dovuto fare per dare un senso alle mille nozioni che ogni giorno trasmettevo ai miei alunni? » ;  « Come si fa ad appassionare, o almeno ad incuriosire i ragazzi, ...

Scelte (di Daniela Lumina - educatrice, parent coach e mamma)

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  Esco dall’incontro di orientamento dedicato ai genitori dei ragazzi di terza media e mentre torno a casa a piedi rifletto, e mi rendo conto che, se fossi nei panni di mia figlia sarei in crisi: perché nemmeno io saprei che scelta prendere! Quante nuove scuole, quanti nuovi indirizzi, quante infinite possibilità! E poi, Merano, Bolzano, Sondrio, Sondalo, Bormio, …? E poi le domande degli adulti, tra cui la peggiore penso che sia: «Cosa vuoi fare da grande?», come se le superiori fossero la scelta definitiva della vita, quella che ti caratterizzerà per sempre. E carichiamoli pure anche di tutte le nostre preoccupazioni, paure e aspettative. E mettiamoci anche l’orgoglio di farli frequentare qualche liceo, perché il professionale non è esattamente la scuola di cui vantarsi con gli amici e i parenti (ebbene si, ho sentito anche questa). Non è facile prendere questa scelta, ma se i primi a renderla complicata fossimo proprio noi adulti? Arrivo a casa, guardo mia figlia e mi tornano a...

Che cos'è l'etica? (di Sandy Cusini - educatore)

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  È settembre, i giorni sono accompagnati da un freddo gelido, meno ore di luce, e più ore di buio; le giornate si stanno accorciando sempre di più, ma all’improvviso si sono riempite di mille impegni, nuovi inizi e nuove emozioni. È iniziata la scuola! È buffo, fino a pochi giorni fa eravamo tranquilli, consapevoli che ogni cosa si sarebbe potuta fare con tutta la calma del mondo, mentre adesso tutto sembra chiedere di poter rallentare, perché non riusciamo a stare al passo. Ritorno a scuola, nuovi bambini e nuovi volti pieni di curiosità e di un filo di buon timore! Cerco con lo sguardo i bambini che ormai mi vedono tra i corridoi da ben quattro anni; sono felice di rivederli e viceversa, l’entusiasmo quest’anno è grandissimo! I primi giorni di scuola però, si sa, sono sempre i più difficili, è dura ritornare alla routine scolastica, soprattutto dopo aver vissuto un’estate meravigliosa piena di momenti indimenticabili ed emozionanti passati al CiAGi. Mi si avvicina un bambino ch...

«Che lavoro fai?» «Aiuto i bambini a fare i compiti» (di Daniela Lumina - educatrice)

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  Ho fatto diversi lavori con i bambini, eppure ho scelto di fare solo l’educatrice. Metto quel “ solo” perché spesso è un lavoro che rimane nell’ombra eppure, quando nel pomeriggio mi siedo in mezzo ai bambini e li guardo trafficare tra cartelle, quaderni, libri e astucci, mentre mi raccontano un po’ della loro vita o semplicemente parlottano o si stuzzicano tra di loro, non posso fare a meno di pensare che non vorrei essere da nessun’altra parte. Li guardo svolgere i loro compiti e la domanda che mi passa continuamente per la testa mentre li osservo è: «Come posso aiutarli?» Li guardo provarci e riprovarci, darsi una mano tra loro, ogni tanto anche rimproverarsi o sostenersi a vicenda.  Li vedo sconfitti quando le cose proprio non riescono ad entrare in testa e li vedo illuminarsi per quei piccoli traguardi che riescono a raggiungere, e non posso fare a meno di dispiacermi o gioire con loro. Ogni bambino ha una particolarità, delle piccole qualità che lo rendono unico, di...

«Gli albanesi spacciano, anche perché gli italiani comprano» (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista)

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  La potente frase che ho scelto come titolo di questo spunto, non è farina del mio sacco, ma di una ragazza albanese di 15 anni che stanca di essere additata per quanto successo in questi giorni si è sfogata con i suoi pari usando proprio questa frase. Le notizie di quanto avvenuto nella nostra località dopo l’importante operazione della Polizia di Stato – a cui va il nostro grazie - ha dato un colpo non indifferente alla mafia presente anche sul territorio di Livigno e Trepalle. Aldilà dei titoloni altisonanti che addossano – quasi esclusivamente - alla sola comunità degli albanesi il traffico di droga presente sul territorio, quando è ovvio che anche loro sono all’interno di un’organizzazione molto più ampia che si avvale dell’aiuto di italiani del territorio e non, sviano da qual è il vero problema, cioè di come il mondo giovane e adulto sia in difficoltà. Forse è arrivato il momento di riconoscere che non sono solo i ragazzi ad essere al centro dell’attenzione di criminali s...

Diventare pedagogista...ai tempi d'oggi. (di Simone Cusini - educatore e laureando pedagogista)

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«Chi è il pedagogista? E cosa fa?» Questa è una delle domande che ci sono state rivolte dai ragazzi frequentanti il Liceo delle Scienze Umane di Bormio durante un incontro a cui abbiamo partecipato per raccontare le nostre esperienze universitarie e lavorative alle generazioni future che intendono lavorare in ambito sociale. A primo impatto non è semplice rispondere alla domanda in quanto la figura professionale del pedagogista non è ancora riconosciuta in maniera adeguata dalle istituzioni e dalla maggior parte delle persone. Forse, risulta più semplice rispondere affermando prima ciò che non è il pedagogista. Di certo, prima di tutto, non è colui che cura i piedi (sì, ne ho sentite tante riguardo a questa figura e una tra le tante assurde definizioni che ho sentito c’è anche questa), non è lo psicologo, ma potrebbe certamente lavorare al suo fianco per progettare interventi educativi di diverse tipologie e fornire sostegno, consulenza, formazione e accompagnamento all’interno del...

Shhh...i maschi non lo devono sapere! (di Giorgia Bortolotti - Osteopata, Specializzata in benessere femminile e padiatria)

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  «Oh no! Sono arrivate!!»  «Shh ehi! Ne hai uno anche per me?» «Passamelo, ma senza farti vedere!!!» «Mi accompagni e tieni la porta chiusa?» «Non dire che ho le mie cose che poi pensavo che sia strana!» Cosa succede? Sono solo le mestruazioni! Una parola tabù, che non si può nominare senza arrossire. Che poi lo sapevi che il ciclo lo abbiamo sempre?  In realtà i tre/cinque giorni che vengono chiamati mestruazione, dove noi vediamo il sangue è solo una piccola parte di tutto quello che succede all’interno del nostro corpo.  Se sei un maschio e sei arrivato fin qui a leggere ti chiedo di andare avanti, parleremo di quello che succede all’interno del corpo femminile negli anni della fertilità e che tu voglia o meno prima o poi avrai a che fare con una ragazza, sorella, mamma... e tutte hanno il ciclo! Se sei una ragazza o donna, vorrei spiegarti che il ciclo mestruale, se all’inizio ci può dare fastidio perché è scomodo, in realtà è un grande alleato della salute femm...

Connessi (di Thomas Sosio - educatore)

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  Quando parliamo di connessione la cosa prima che ci aleggia in mente è quella al web.  Connessi alla rete, sempre, in ogni istante: per lavoro, per studio, per diletto. Like e visualizzazioni, storie che scorrono, notifiche, tutto a portata di mano, tutto a portata di click. Connessione, come suggerisce l’enciclopedia, è essere in relazione, mettersi in contatto, congiungere.  Bene, che tipo e che modalità di connessione e relazione abbiamo con tutto ciò che vediamo e scorriamo ogni giorno? Quante storie o stati ci passano davanti ogni giorno, davanti al nostro piccolo e luminoso schermo di un telefono? Che relazione e che valore do a tutto ciò?  Una connessione fondamentale è però quella che viviamo tutti i giorni, con le persone che incontriamo e incrociamo nella vostra vita, reale.  A scuola, al lavoro, in una passeggiata, con i nostri vicini di casa. Connettere è entrare in relazione, costruire un rapporto, proprio come i nodi di una rete, che piano piano ...

L'essere educatori è meravigliarsi (di Chiara Confortola - educatrice e danza movimento terapeuta)

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  L’incontro è finito.  Dopo giorni di telefonate, confronti, lacrime e perplessità…l’incontro è finito.  Abbiamo sentito la necessità di fermarci un attimo, di parlare e discutere di alcune questioni e incomprensioni. L’incontro è finito.  L’incontro è finito con un abbraccio e la frase “Noi ci siamo. aspettiamo!”. Chi l’avrebbe mai detto. L’essere educatori è meravigliarsi di quanto un processo di crescita, più o meno lungo, possa portare al raggiungimento di alcune delle tappe prefissate. La continua mediazione tra individui, enti, persone di cui ci prendiamo cura ci espone ad una continua ricerca di noi e del ruolo che abbiamo in un contesto che è ampio e complesso.  L’essere mediatori può voler dire negoziare e avere a che fare con il conflitto.  Il nostro lavoro è un complesso intreccio di fili che si incontrano, a partire dalle relazioni con le persone che accompagniamo e ancora di più con le famiglie, i servizi, la scuola ed è nostro compito far sì ...

Una giornata NO! (di Sandy Cusini - educatore)

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     A chi non è mai capitato di vivere una giornata… «NO».     Succede a tutti. A chi più e a chi meno.     Ci sono giornate, a volte, che vorremmo finissero immediatamente, alcune di quelle giornate che per un motivo, o per una serie di fattori, pensiamo che tutto vada storto e ce la prendiamo con il primo che capita; vorremmo solamente isolarci, e stare il più lontano possibile da tutti e tutto.     Così come gli adulti, nessuno è esente da questo stato d’animo, nemmeno i bambini con cui passiamo i nostri pomeriggi di lavoro.     Ci troviamo quindi a fronteggiare i bimbi la cui giornata è andata storta secondo il loro personale metro di valutazione, per noi a volte oscuro. Dobbiamo quindi gestire questa loro grande rabbia che normalmente si riversa sui loro compagni, i quali il più delle volte non hanno fatto nulla di sbagliato se non aver detto quella battuta o fatto quello scherzo normalmente tollerati. Sfor...

Fiumi di parole...a volte anche no! (di Vincenzo Morcelli - educatore)

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     Durante la scorsa estate e nel periodo autunnale all'interno delle attività del Centro di Aggregazione Giovanile, nell'ambito del Progetto H, sono stati proposti alcuni percorsi di Danza Movimento Terapia (1) con alcuni ragazzi, anche in collaborazione con il Centro Diurno Disabili.    Tale approccio promuove «l'utilizzo del corpo e del movimento per attivare canali di espressione di base, dove gli strati più profondi della personalità sono resi progressivamente condivisibili all'interno di una relazione significativa». (2)    Il movimento e l'espressione del corpo sono dunque mezzo e strumento di integrazione e crescita emotiva e sociale, andando a creare un ambiente facilitante in cui è possibile esprimere e organizzare vissuti corporei e affettivi.    Il laboratorio puntava a far vivere un’esperienza di libertà in una cornice strutturata focalizzando l’attenzione sull’individuo e utilizzando un linguaggio universale.    Pers...

Una lettera per chi non si ama del tutto (una ragazza di 20 anni)

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     Caro me, ho deciso di scriverti perché ho scoperto che non ti ami del tutto; che sei insicuro e cerchi di nasconderti. Che non ami la tua testa, il tuo corpo ma soprattutto te stesso.    Come puoi?     Ti rendi conto che il tuo corpo è la tua casa?     Che la tua testa è la cosa che ti ha portato fin qui?     Che tu sei speciale e bellissimo in ogni particolare?    La parola «difetto» non può esistere per le persone; non siamo oggetti con difetti di fabbrica, siamo umani, diversi, ma infinitamente belli.     Non ti dirò la classica frase «Se fossimo tutti uguali sarebbe bruttissimo», perché penso sia ormai obsoleta, ma ti dico che ogni singolo «difetto» che hai ti rende unico, riconoscibile e speciale, ti rende la persona che sei.    Vedo come ti guardi a volte allo specchio; paragonarsi agli altri è uno spreco di tempo e ci ferisce soltanto. Vedo come osservi attentamente con s...

A Natale puoi…anche non essere felice. (di Daniela Lumina - educatrice)

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     Il Natale è un momento magico, un periodo in cui tutto sembra possibile, ma il Natale non è una festa semplice!    Durante il Natale le mancanze emergono in modo prepotente: i desideri del cuore che non si realizzano e forse non lo faranno mai, le sofferenze e i problemi che non scompaiono magicamente, le sedie vuote delle persone che non ci sono più paiono ancora più vuote.    Ed ecco che ti ritrovi solo fra i tuoi pensieri, anche se sei in mezzo a diverse persone, anche se quelle persone sono la tua famiglia, sorridi e sei solo, perché è così che ti senti e spesso non te la senti di dirlo a nessuno, perché a Natale essere felici è praticamente “un obbligo” e non vuoi rovinare la giornata a nessuno!    Se ti rispecchi in quello che stai leggendo spero che tu possa trovare qualcosa per cui essere grato e che possa riempire almeno in parte quelle mancanze, spero che ti possa trovare di fronte persone comprensive e che ti regaleranno il lo...

Empatia. Quando le vite sono ribaltate. (di Thomas Sosio - educatore)

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       Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.       Empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo emozioni e pensieri.       Empatia è una parola sì, ma è soprattutto un so-stare nelle corde e nelle emozioni altrui, un’abilità sociale importante per la comunicazione nelle relazioni sociali che viviamo ogni giorno.       Perché dunque mettersi nei panni dell’altro?       Per cercare, quantomeno, di capire di entrare in relazione e forse per rispondere alle nostre domande e ai nostri dubbi. Noi ci abbiamo provato, grazie alla creatività ed entusiasmo dei nostri ragazzi. Facciamo un passo di lato.       All’inizio delle attività invernali del CiAGi, per i r...

Siamo delle cartoline di Positano, quando siamo online. (di Beatrice Pradella - psicologa)

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  Capita spesso di trascorrere del tempo sui social e senza accorgersene passano le ore, scorriamo la home page e veniamo catturati e incuriositi da tantissimi contenuti diversi.  Sui social network è facile illudersi che le vite degli altri possano essere sempre migliori della propria, più entusiasmanti e coinvolgenti, più appaganti e soddisfacenti.  La pagina Instagram è diventata come una sorta di biglietto da visita della propria vita e uno strumento per conoscere la vita degli altri. Come un piccolo assaggio della quotidianità altrui. Ed è incredibile quanto generalmente si voglia mostrarsi felici online, con delle vite estremamente vicine alla perfezione.  Siamo tutti felicissimi, online.  Siamo i protagonisti dei cinepanettoni. Condividiamo storie di sorrisoni, di selfie di gruppo, di piedi immersi in piscina, di drink che oscillano oltre il bordo del bicchiere. Siamo delle cartoline di Positano, quando siamo online. Può succedere però che questa valorizz...

Sotto lo stesso cielo. (di Valeria Rodigari - educatrice)

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       È una giornata di ottobre, durante il pomeriggio arriva al CiAGi una telefonata: «c’è un’urgenza. Da domani riuscite ad integrare il gruppo medie con due nuovi ingressi? Ci sono due ragazzi israeliani, bloccati a Livigno per colpa della guerra».      La notizia ci prende di sorpresa, e diverse domande si fanno strada nella mia mente: «Come faremo a comunicare con loro? Sapranno parlare qualcosina d’inglese? Ma soprattutto, come reagiranno i ragazzi a questa notizia?»      Non ho tempo di trovare una risposta a quelle domande, che è già arrivato il momento di accoglierli, così lascio che siano i ragazzi a trovare una soluzione.      Due ragazzini israeliani, che parlano principalmente russo, e sanno qualche parola di inglese. Un gruppo di 30 ragazzi/e di prima e seconda media che parla italiano, e qualche parola di inglese.        Due mondi apparentemente e culturalmente diversi, che condividono p...

Impariamo ad annoiarci…Non sempre c'è qualcosa da fare! (Deborah Rodigari - educatrice)

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  «Ciao, cosa facciamo oggi?» «Che noia, cosa posso fare?» «Cosa facciamo adesso?» «E adesso?»  «Tra quanto tempo iniziamo a giocare insieme?» «Non so cosa fare» Queste sono alcune delle frasi che quotidianamente, o quasi, sento lavorando con i bambini delle elementari. Arrivano alle 14.30 al CiAGi e chiedono immediatamente cosa si farà, che cosa abbiamo pensato per loro per quel pomeriggio, cosa si farà prima, cosa si farà dopo. Generalmente diamo il via ai nostri pomeriggi, con un momento chiamato "gioco libero", il tempo in cui i bambini possono giocare "come vogliono", possono rincorrersi, possono giocare seduti in cerchio, possono fare un gioco in scatola, possono disegnare, colorare, scrivere o possono semplicemente chiacchierare, confrontarsi, raccontarsi.  Insomma, gli obiettivi sono quelli di provare a far gestire loro questo spazio di tempo, in autonomia, offrendo a volte del materiale oppure semplicemente "lasciandoli mettersi in gioco liberamente...