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Essere mamma, insieme. (di Camilla Martinelli - mamma)

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  Essere mamma oggi significa molto più che crescere i propri figli. Significa anche confrontarsi con il mondo in cui viviamo — un mondo spesso veloce, pieno di impegni, a volte distratto, a volte poco attento a ciò che davvero conta. Eppure, dentro questa complessità, una cosa resta certa, tutte vogliamo la stessa cosa: il meglio per i nostri figli. Vogliamo una scuola che li stimoli, l’insegnante che li capisca, l’allenatore che li incoraggi, le occasioni giuste perché possano crescere sereni, capaci, curiosi, liberi. E in questo desiderio, così umano, siamo tutte uguali. Ma a volte, nel correre verso “la cosa migliore”, ci dimentichiamo di guardare intorno. Quante volte, senza accorgercene, il nostro bisogno di proteggere o garantire il meglio ai nostri figli rischia di lasciare indietro qualcun altro? Un’altra mamma, un altro bambino, un’altra storia. Ci vuole coraggio per riconoscerlo, e tanta consapevolezza per ricordarci che non siamo in competizione, ma nella stessa squadra...

Giocatela! (Chiara Confortola - educatrice e danza terapeuta)

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  Eccomi, sono qui! Piano piano sto nascendo anche io, sto prendendo vita e sto prendendo forma. Che sorpresa    questo cammino. Abbiamo iniziato insieme una nuova avventura. Tante volte io lo chiamo gioco . Per me sarà così: sarà una partita che durerà molto tempo dove non ci saranno né vinti né vincitori, con tanti giocatori che renderanno il tutto più accattivante. Si, sarà un gioco perché per me il gioco è una cosa seria e non c’è esperienza più bella di crescere giocando. Si farà fatica, lo sappiamo, avremo il fiato corto per la maggior parte del tempo ma … sai che spasso saperti in campo con noi? E poi sarà un allenamento costante e che porterà buon frutto, ne siamo certi. Non ci sarà solamente un passo veloce, dai, ci saranno attimi lenti fatti di sguardi, di respiri, di paesaggi, di albe e tramonti. Sarà sicuramente un alternarsi...

La mamma di A., e "quella maledetta paura"

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  Cosa prova una mamma in questo periodo quando, dopo aver pensato di aver scampato il pericolo di contagio la scorsa primavera vede ricomparire tutte le paure, le ansie e le preoccupazioni di questa famigerata “seconda ondata”? Come a tutti, anche a me passano per la testa mille pensieri... «ma come?! Sembrava che ne fossimo fuori!» e invece riecco i dati giornalieri che spaventano più di quelli di marzo. Vieni a sapere chi, tra le persone che conosci, è stato colpito da questo maldetto Covid-19 e tra te e te pensi: «beh, però non è intubato in ospedale, forse non è più così grave». In una giornata spensierata la sorella di A. mi fa ascoltare il messaggio che le ha mandato la sua compagna; piangendo le comunica che suo fratello è positivo e deve fare anche lei il tampone, con il magone in gola le dice « ...scusatemi, ma forse la tosse che avevo la settimana scorsa non era una semplice tosse...spero di non avervi contagiato ».  Così, cominci a preoccuparti seriamente, perché...