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Visualizzazione dei post da 2023

Nel mezzo c'è la vita (di Simone Cusini - educatore)

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     Famiglia.   Quante volte abbiamo sentito questa parola sia nella quotidianità che nelle aule universitarie o nei discorsi di chi si intende di educazione. La famiglia è dappertutto: tra le mura della scuola, nel mondo animale, nei racconti del passato o del futuro di ognuno di noi e, soprattutto in questo periodo, la famiglia torna fortemente anche durante le festività.    Siamo abituati, durante il periodo natalizio, a riunirci con i nostri familiari per sentire il calore di quelle relazioni parentali costruite nel tempo con i cugini con il quale si è cresciuti, con quegli zii con il quale si sono condivisi i traguardi importanti della vita, con i nonni che con amore incondizionato si prendono cura di noi e del nostro crescere e con i genitori che, ogni Natale, si travestono da Babbo Natale per regalare un po’ di magia e qualche dono anche quando si è un po’ più grandi.    La famiglia, quindi, non è mai di passaggio: iniziamo a fare i nostri primi passi proprio all’interno dell’a

A Natale puoi…anche non essere felice. (di Daniela Lumina - educatrice)

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     Il Natale è un momento magico, un periodo in cui tutto sembra possibile, ma il Natale non è una festa semplice!    Durante il Natale le mancanze emergono in modo prepotente: i desideri del cuore che non si realizzano e forse non lo faranno mai, le sofferenze e i problemi che non scompaiono magicamente, le sedie vuote delle persone che non ci sono più paiono ancora più vuote.    Ed ecco che ti ritrovi solo fra i tuoi pensieri, anche se sei in mezzo a diverse persone, anche se quelle persone sono la tua famiglia, sorridi e sei solo, perché è così che ti senti e spesso non te la senti di dirlo a nessuno, perché a Natale essere felici è praticamente “un obbligo” e non vuoi rovinare la giornata a nessuno!    Se ti rispecchi in quello che stai leggendo spero che tu possa trovare qualcosa per cui essere grato e che possa riempire almeno in parte quelle mancanze, spero che ti possa trovare di fronte persone comprensive e che ti regaleranno il loro silenzio senza giudizio o consigli non ri

Empatia. Quando le vite sono ribaltate. (di Thomas Sosio - educatore)

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       Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.       Empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo emozioni e pensieri.       Empatia è una parola sì, ma è soprattutto un so-stare nelle corde e nelle emozioni altrui, un’abilità sociale importante per la comunicazione nelle relazioni sociali che viviamo ogni giorno.       Perché dunque mettersi nei panni dell’altro?       Per cercare, quantomeno, di capire di entrare in relazione e forse per rispondere alle nostre domande e ai nostri dubbi. Noi ci abbiamo provato, grazie alla creatività ed entusiasmo dei nostri ragazzi. Facciamo un passo di lato.       All’inizio delle attività invernali del CiAGi, per i ragazzi delle medie, abbiamo proposto lo strumento del teatro per affrontare una tematica attuale e vicina: il rapporto

Il tempo che scorre (di Chiara Confortola - educatrice e danza-terapeuta)

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     Tempo: «nozione che organizza la mobile continuità di stati in cui s'identificano le vicende umane e naturali, ricollegandola a un'idea di successione o di evoluzione» .    Questa la definizione della parola «Tempo», un concetto astratto che riporta all’idea del fluire, dello scorrere.     Per noi educatori il concetto di «tempo» assume un aspetto che porta con sé tanti significati.     Proprio durante una riunione di staff ci siamo confronti sulle sue infinite declinazioni:    Tempo condiviso: conoscersi e conoscere.     Tempo per l’attesa.    Tempo per me e per l’altro.    Questi concetti appartengono ad ognuno di noi, nel nostro essere individui appartenenti ad un sistema più grande che è la comunità, la nostra società.     In una società che negli ultimi anni associa al concetto di «tempo» la parola velocità, la percezione della sua stessa scarsità, al tempo come «agire in maniera efficiente». Il tempo è diventato una delle colonne portanti della nostra cultura che lo

Siamo delle cartoline di Positano, quando siamo online. (di Beatrice Pradella - psicologa)

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  Capita spesso di trascorrere del tempo sui social e senza accorgersene passano le ore, scorriamo la home page e veniamo catturati e incuriositi da tantissimi contenuti diversi.  Sui social network è facile illudersi che le vite degli altri possano essere sempre migliori della propria, più entusiasmanti e coinvolgenti, più appaganti e soddisfacenti.  La pagina Instagram è diventata come una sorta di biglietto da visita della propria vita e uno strumento per conoscere la vita degli altri. Come un piccolo assaggio della quotidianità altrui. Ed è incredibile quanto generalmente si voglia mostrarsi felici online, con delle vite estremamente vicine alla perfezione.  Siamo tutti felicissimi, online.  Siamo i protagonisti dei cinepanettoni. Condividiamo storie di sorrisoni, di selfie di gruppo, di piedi immersi in piscina, di drink che oscillano oltre il bordo del bicchiere. Siamo delle cartoline di Positano, quando siamo online. Può succedere però che questa valorizzazione della vita “perfe

Sotto lo stesso cielo. (di Valeria Rodigari - educatrice)

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       È una giornata di ottobre, durante il pomeriggio arriva al CiAGi una telefonata: «c’è un’urgenza. Da domani riuscite ad integrare il gruppo medie con due nuovi ingressi? Ci sono due ragazzi israeliani, bloccati a Livigno per colpa della guerra».      La notizia ci prende di sorpresa, e diverse domande si fanno strada nella mia mente: «Come faremo a comunicare con loro? Sapranno parlare qualcosina d’inglese? Ma soprattutto, come reagiranno i ragazzi a questa notizia?»      Non ho tempo di trovare una risposta a quelle domande, che è già arrivato il momento di accoglierli, così lascio che siano i ragazzi a trovare una soluzione.      Due ragazzini israeliani, che parlano principalmente russo, e sanno qualche parola di inglese. Un gruppo di 30 ragazzi/e di prima e seconda media che parla italiano, e qualche parola di inglese.        Due mondi apparentemente e culturalmente diversi, che condividono per alcune ore lo stesso spazio, la stessa stanza.       Gli sguardi intimoriti dei d

Impariamo ad annoiarci…Non sempre c'è qualcosa da fare! (Deborah Rodigari - educatrice)

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  «Ciao, cosa facciamo oggi?» «Che noia, cosa posso fare?» «Cosa facciamo adesso?» «E adesso?»  «Tra quanto tempo iniziamo a giocare insieme?» «Non so cosa fare» Queste sono alcune delle frasi che quotidianamente, o quasi, sento lavorando con i bambini delle elementari. Arrivano alle 14.30 al CiAGi e chiedono immediatamente cosa si farà, che cosa abbiamo pensato per loro per quel pomeriggio, cosa si farà prima, cosa si farà dopo. Generalmente diamo il via ai nostri pomeriggi, con un momento chiamato "gioco libero", il tempo in cui i bambini possono giocare "come vogliono", possono rincorrersi, possono giocare seduti in cerchio, possono fare un gioco in scatola, possono disegnare, colorare, scrivere o possono semplicemente chiacchierare, confrontarsi, raccontarsi.  Insomma, gli obiettivi sono quelli di provare a far gestire loro questo spazio di tempo, in autonomia, offrendo a volte del materiale oppure semplicemente "lasciandoli mettersi in gioco liberamente&qu

Il colore della ragione. (di Sandy Cusini - educatore)

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       È un giorno come gli altri, una gelida mattina di metà autunno, uno di quei giorni in cui il freddo inizia a rallentare le nostre giornate, la macchina ha bisogno di qualche minuto per scaldarsi, l’acqua per il tè caldo, di prima mattina, sembra richiedere più tempo per bollire, fuori il sole sembra chiedere ancora qualche ora prima di potersi alzare nel cielo…      Eppure tra le quattro mura della scuola i bambini corrono già freneticamente in classe per potersi incontrare tra di loro e raccontare le loro fantastiche avventure vissute nel weekend; non faccio in tempo a mettere piede nell’atrio della scuola che vengo assaltato da migliaia di racconti e parole che non fanno in tempo nemmeno a uscire dalle loro bocche che ne arrivano di nuove: «sai che ieri ho visto…; Io sono andato da…; oggi è il giorno del mio…;ci vediamo domani per…».      Finalmente in classe ritorna il silenzio e tutti iniziano a lavorare.      Durante il cambio dell’ora quella pace che si era per un attimo

Skatepark: sono tutti drogati!! ...ma dal pregiudizio. (di Michele Ricetti & una ragazza di 16 anni - educatore & studentessa)

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     «Sono una ragazza di 16 anni, vivo a Livigno e nel tempo libero passo le mie giornate al “Park”.      Il park, nonché il parco giochi di santa Maria, è frequentato maggiormente da bambini e famiglie; ma negli ultimi anni si è creato un gruppo di ragazzi che passa le giornate a giocare a basket o a “schiaccia cinque”.      È un gruppo che comprende ragazzi di ogni età, da ragazzi di 19 anni a ragazzini di 13, e ogni giorno si aggrega qualcuno di nuovo che sia un turista o un ragazzino che ha voglia di fare nuove amicizie.    D’estate ci troviamo sempre lì per ascoltare buona musica e per divertici tutti assieme; spesso organizziamo di andare a camminare o di andare a fare il bagno al lago, ma ovviamente con l’arrivo dell’inverno è meno frequente il passaggio al park perché col freddo artico di Livigno ci rifugiamo all’Open Space o a casa, dove ci sentiamo accolti.      Sappiamo bene che cosa pensa la gente di Livigno di noi e di quello che la maggior parte degli adulti crede del pa

Corresponsabilità: di che cosa? (di Vincenzo Morcelli - educatore)

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      Tante volte in diversi luoghi parlando delle molteplici sfide educative da affrontare, si sente parlare di corresponsabilità.     A parole in molti si è allineati, consapevoli che essere corresponsabili significa saper cogliere i bisogni e le potenzialità "gettando lo sguardo" in avanti e progettando insieme iniziative/proposte che promuovano benessere, prevenzione e forme di vita migliori. Ma come tutti sappiamo, dalla teoria alla pratica, non sempre tutto è scontato e la differenza spesso la fanno le persone e il loro modo di agire.     Nella serata guidata da don Luigi Ciotti - lo scorso 14 ottobre -, che personalmente ho apprezzato, nelle tante considerazioni e nei pensieri condivisi, don Luigi ha fatto diversi affondi in merito a questo: Essere corresponsabili significa avere a cuore un impegno comune: ogni realtà, ogni comunità in quanto organismo vivente ha bisogno del contributo di tutti, ha bisogno di cittadini corresponsabili.  Diffidate dei navigatori solitar

«LIBERA…mente» verso un mondo possibile. (di Simone Cusini - educatore)

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  «Diffidate da chi parla di voi, ma non parla con voi, distinguete i seduttori dagli educatori» È questo il consiglio che don Luigi Ciotti dà a tutti i ragazzi e giovani di Livigno e Trepalle durante la serata in Plaza Placheda di sabato 18 ottobre. Poche, ma intense parole che contengono tanta speranza, fiducia e impegno verso il futuro; il nostro futuro che riguarda ciascuno di noi e che nessuno può sentirsi escluso nel volerlo cambiare, costruire e sognare insieme. Don Ciotti, infatti, ribadisce più volte «l’importanza centrale delle emozioni e dei sentimenti nella vita di tutti i giorni, la sensibilizzazione al presente e a ciò che viviamo è motore inesauribile per la nostra motivazione personale e propensione al cambiamento verso un bene comune». Sì, perché, la missione di don Luigi attraverso l’associazione “LIBERA”, è quella di ricordare a tutti noi che «il futuro è più vicino del passato» e soprattutto che inizia proprio dal presente, dal qui e ora; c’è quindi bisogn

«I giovani d’oggi non hanno voglia di farne!» (di Daniela Lumina - educatrice)

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       Ma è davvero così?       Si, forse alcuni sì, ma se dobbiamo essere sinceri prima di puntare il dito verso di loro, forse dovremmo rivolgerlo verso di noi, non sempre siamo in grado di ricoprire il nostro ruolo educativo e sicuramente nessuno di noi lo fa volontariamente o per mancanza d’amore, spesso è il mondo adulto stesso ad essere disorientato di fronte alla marea di informazioni e di possibilità di scelta in cui ci troviamo davanti.       Così ecco crescere ragazzi che non sanno che strada prendere, che non hanno gli strumenti per mantenersi da soli, che pensano che tutto piova dal cielo senza un minimo di sforzo, depressi, in attesa che mamma o papà arrivino sempre a far passare la “bua” della vita, a volte incapaci di agire perché soffocati dalle aspettative che i genitori riversano su di loro, altre volte trovano modi strani (e spesso sbagliati) per far sentire la loro voce perché non siamo capaci di dargli fiducia e accettare che crescano, ragazzi che cercano al di fuo

Un colpo al cuore (di Thomas Sosio - educatore)

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       Tutto iniziava con un abbraccio, una pacca sulle spalle, un saluto affettuoso, senza pregiudizi e con tanta apertura, del cuore e delle porte.       Giallo e rosso erano i colori che contraddistinguevano le famigerate squadre, pronte ad affrontarsi e sfidarsi, le magliette contenevano tanta energia e voglia di mettersi in gioco in una nuova avventura, con uno spirito di amicizia e crescita.       Giallo e rosso, come il colore delle albe vissute, come lo sguardo al tramonto, un tramonto, forse, arrivato troppo presto.       Le sedie erano già pronte, ci si sedeva con ordine, in prima fila i capitani, chiamati ad incitare la squadra e ad essere i primi protagonisti. Sulla sedia vuota accanto a ciascuno, una penna e il diario: semplici fogli graffettati, ma dentro la complessità delle parole, frasi e citazioni per riflettere e farsi alcune domande, sulla vita, sul perché, sul chi siamo.       Non poteva mancare il fischietto dal laccio nero, per richiamare, radunare, stoppare, par

Pulizie di Primavera (Daniela Lumina e Serena Bormolini - educatrice e tirocinante)

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  Sono le 17.  Tutto è pulito e in ordine al CiAGi Livigno. Salutiamo i colleghi e restiamo solo noi due. Sorridiamo. Un pensiero sorge spontaneo ad entrambe ripensando ai mesi appena trascorsi: due generazioni che si sono trovate a lavorare insieme. Ci sediamo per un attimo intorno allo stesso tavolo, ci prendiamo un caffè ed iniziamo a chiacchierare. Da una parte è seduta l’esperienza: che porta certezze e stimoli, ma che tende a dare per scontato e a tacere alcune cose per timore che siano troppo “grandi” per una mente che si valuta ancora non pronta.  Perché non si investe tempo nella crescita personale dei giovani ? Dall’altra è seduta la parte giovane: con il suo entusiasmo e la sua curiosità, che spesso però sceglie di andarsene alla ricerca di nuove esperienze non garantendo una continuità.  Quanto tempo vale la pena investire nella loro crescita professionale ? Entrambe cogliamo le provocazioni che ci siamo lanciate e non con poche difficoltà prendiamo consapevolezza delle n

Ah! Questi telefoni portatili (Alfredo Alessio Conti - educatore e scrittore)

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  A me piace chiamarli così, telefoni portatili, piuttosto che smartphone, IPhone e/o cellulari. Perché portatili rende bene l'idea, perché si portano sempre con sé, indispensabili come la borsetta, il portafoglio, si indispensabili che quasi mai si dimenticano. Indispensabili perché possiamo essere sempre raggiungibili, perché possiamo creare contenuti, lavorare a progetti, informarci in ogni momento su cosa sta accedendo nel mondo, tradurre testi per comprendersi meglio, perché permettono di interagire coi propri figli, di rimanere in contatto con loro perché mi garantiscono la loro sicurezza e riesco persino a tracciarli per sapere dove sono comodamente a casa mia. Ebbene sì questi telefoni portatili sono estremamente necessari che non se ne può più farne a meno. E che dire allora dei nostri figli? Se sono così necessari perché imponiamo regole se possono studiare, apprendere, promuovere socialità e insistiamo solo sui rischi? Ebbene sì, i rischi fanno paura, ma forse il nostro

Giocatela! (Chiara Confortola - educatrice e danza terapeuta)

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  Eccomi, sono qui! Piano piano sto nascendo anche io, sto prendendo vita e sto prendendo forma. Che sorpresa    questo cammino. Abbiamo iniziato insieme una nuova avventura. Tante volte io lo chiamo gioco . Per me sarà così: sarà una partita che durerà molto tempo dove non ci saranno né vinti né vincitori, con tanti giocatori che renderanno il tutto più accattivante. Si, sarà un gioco perché per me il gioco è una cosa seria e non c’è esperienza più bella di crescere giocando. Si farà fatica, lo sappiamo, avremo il fiato corto per la maggior parte del tempo ma … sai che spasso saperti in campo con noi? E poi sarà un allenamento costante e che porterà buon frutto, ne siamo certi. Non ci sarà solamente un passo veloce, dai, ci saranno attimi lenti fatti di sguardi, di respiri, di paesaggi, di albe e tramonti. Sarà sicuramente un alternarsi di ritmi e