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A questo punto chi è l'educatore? (Sandy Cusini - educatore)

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  Ascoltando l’ennesima registrazione di una lezione universitaria, immerso tra libri, appunti, concetti e schemi, mi capita spesso di chiedermi cosa sia un educatore? Cosa faccio o, meglio, chi sono? E perché lo faccio? Come lo faccio? Insomma, le domande a volte sono davvero tante e non si fermano di certo solo a queste! Il dizionario semplicemente definisce come: Educatóre : s.m. (f.- trice ) [dal lat. educator - oris ]. – “Chi educa, e soprattutto chi per vocazione o per professione compie l’ufficio di educare i giovani”. Mi piace molto, e mi ritrovo in quel “per vocazione” inteso come “chiamata ad esserlo” un po’ perché non mi ha mai fatto impazzire di gioia pensare che per fare questo lavoro debba essere riconosciuto da un pezzetto di carta (sicuramente necessario, ma bisognerebbe aprire un grande capitolo a parte) un po’ perché il concetto di educatore è difficile da spiegare e da definire. In questi anni di lavoro ho conosciuto centinaia di bambini, ognuno unico e special...

Che c***o vuoi? (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista)

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  Non mi sono addormentato sereno.  Alla domanda: «Mi spieghi che senso ha bere alcolici a collo alle 17 del pomeriggio?»,  La risposta è stata unanime: «cosa vuoi che ci sia di male», «non ha mai fatto del male a nessuno», «alla nostra età è giusto sballarci un po’», «ma si, eravamo in compagnia», «che cosa vuoi fare ad una festa?» fino al «fatti i cazzi tuoi» (il potere dell’alcool nel dire anche quello che normalmente non si direbbe) …  Aspettavo quella risposta e ne colgo l’occasione: «beh, visto che sei a “casa mia”, eccome se sono cazzi miei, altrimenti puoi sempre farti bassare la sbornia altrove, magari direttamente a casa tua». Silenzio.  Il clima si fa serio.  Decido di lasciarli in pace a riprendersi un po’, anche perché è praticamente inutile parlare con chi non ti ascolta o non si rendere conto che su alcune questioni non ha sempre senso scherzare.  Passato un po’ di tempo, il clima è molto più disteso, la botta ha fatto il suo corso. Ripr...

-364... (di Thomas Sosio - educatore)

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Giorni, ore e minuti.  A Livigno è iniziato il conto alla rovescia, meno 1, mancano trecentosessantaquattro giorni alle Olimpiadi Milano Cortina 2026, che vedrà Livigno protagonista delle discipline olimpiche di snowboard e freestyle. Ogni volta che ascoltiamo e sentiamo un conto alla rovescia, vuol dire che sta succedendo qualcosa di emozionante: la partenza di una gara, l’inizio di un anno nuovo, un evento speciale.  L’avvicinamento a qualcosa di unico è sempre fonte di profonda riflessione e interrogativi. Come ci prepariamo, dunque, a ciò che sarà? Che aspettative avremo? Come vivremo tutto quello che verrà? Mi piace rispondere a queste domande con alcune provocazioni, che ci permettono di camminare insieme, come comunità verso il prossimo traguardo.  Un traguardo che poi sarà una nuova partenza. Ma verso dove? Con chi? Perché? Domande, dubbi e interrogativi, quelli ci accompagnano sempre, tutti i giorni. Mi piace pensare, a prescindere dal mero evento olimpico e spor...

I buoni propositi (di Ilenia Bradanini - psicomotricista)

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  (tempo di lettura meno di 1:00 min) Oggi è il 31 gennaio 2025. Ormai si è avviato il nuovo anno, addirittura si è concluso il primo mese. Nuovo anno significa nuovi propositi, nuove riflessioni, nuovi obiettivi. Ci si crea una lista (mentale o fisica) di ciò che si vorrebbe migliorare e raggiungere, spinti dall'entusiasmo di un nuovo inizio. Solo al pensiero siamo eccitati, felici. Ma poi? C'è chi si impegna ed i nuovi propositi li porta avanti, con costanza ed anche fatica. C'è chi la lista la lascia in un angolino, pronto a riprenderla in mano l'anno successivo, aspettando che il destino faccia la sua parte. Questo argomento mi è capitato di fronteggiarlo più volte nel corso di questo gennaio, sia individualmente che collettivamente: la prima in compagnia delle amiche più care, domandandoci e confrontandoci su ciò che ci portiamo di significativo dal 2024 e gli obiettivi per il 2025; successivamente con i ragazzi, sia a scuola che al CiAGi. In particolare, nell...

A ognuno il suo (di Alice Trabucchi - educatrice nell'animo)

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  (tempo di lettura 2:15) All’interno del Centro di Aggregazione Giovanile “CiAGi Livigno” aiuto i bambini delle elementari nello svolgimento dei propri compiti, per qualcuno può sembrare una cosa banale e forse anche poco importante, ma credo che questo aiuto che offriamo possa essere di grande supporto sia alle famiglie sia ai bambini stessi, soprattutto per coloro che hanno delle difficoltà e quindi non riescono a stare al passo coi propri compagni. Ed è proprio da questo che nasce il mio spunto di oggi. Un giorno stavo aiutando i bambini a fare i compiti, mi sono seduta vicino ad uno di loro e gli ho chiesto cosa avesse da fare, aveva matematica. Iniziamo a fare i compiti e, seppur con qualche aiuto, i primi esercizi li svolge senza grandi difficoltà. Arriviamo all’ultimo, glielo spiego una volta, ma non gli è chiaro, ci riprovo altre due, tre, quattro volte cercando di semplificarglielo il più possibile, ma la sua faccia non cambia per niente…di fianco a me ho un bambino che...

Insieme si può andare più lontano (di Deborah Rodigari - educatrice)

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  Con la fine del mese di gennaio, termineranno le attività del primo periodo del CiAGi. Durante gli incontri pomeridiani, in questi mesi, abbiamo proposto ai bambini delle elementari di Livigno e di Trepalle tanti e diversi giochi di squadra. Può essere una cosa banale, ma imparare a giocare in squadra è molto importante! I bambini durante il gioco in squadra imparano a collaborare, a rispettare le regole date, gli spazi condivisi e i compagni, ad ascoltare i pensieri e le strategie degli altri, a mettere in gioco le proprie abilità e riconoscere quelle altrui! Durante le sfide che facciamo è possibile vederli innanzitutto conoscersi, confrontarsi, rispettare i tempi propri e altrui ed essere uniti e affiatati per raggiungere lo stesso obiettivo insieme. La squadra è composta ogni volta da bambini diversi, da singoli bambini con doti e qualità differenti ma ognuno prezioso e arricchente per il gruppo. Spesso, se tra loro vedono qualche componente in difficoltà, provano a rispiegar...

Insegnare a colori (di Francesca Bormolini - insegnante)

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  (tempo di lettura 1:50 min) Il termine colorblindness , che si traduce in italiano come daltonismo, viene spesso utilizzato in inglese per descrivere l’atteggiamento di chi per evitare di cadere in discorsi razzisti, utilizza la frase “Siamo tutti uguali”. Questa frase che ci viene insegnata anche a scuola, con buone intenzioni, secondo me è vera solo in parte. Lavorando con i ragazzi, o semplicemente camminando per strada, ci accorgiamo di come anche solo fisicamente siamo tutti diversi. Affermare che siamo tutti uguali evita forse di usare un aggettivo o una parola di troppo che potrebbe risultare offensiva per un altro, ma così facendo si cancella ogni differenza. Ci limitiamo ad essere categorie: italiani, inglesi, adulti, adolescenti, studenti, lavoratori… ma non siamo forse un po’ di tutto questo, ma anche molto di più? Lavorare con i ragazzi, mi ha spesso messo di fronte a questa realtà. E non parlo della varietà multiculturale delle nostre classi, ma del fatto che ogni ...