Non sempre crescono solo i bambini... (di Alice Trabucchi)

 


Anche se non sembra, organizzare le nostre attività, ci porta ad utilizzare un paio di settimane di programmazione. In quelle settimane ci poniamo gli obiettivi che vogliamo raggiungere e il modo in cui farlo; anche in base ai bambini che abbiamo davanti a noi.
Quest’estate, ad esempio, siamo tutti partiti con un’idea generale ma, nel corso delle prime settimane, ci siamo resi conto che il modo di lavoro programmato non era adatto a chi avevamo davanti a noi.
Se organizzare un progetto richiede impegno, pianificazione e visione, ancora più importante è la capacità che dobbiamo avere di adattarci, rivedere le nostre decisioni e, se necessario, e nel nostro caso lo è proprio stato, cambiare rotta.
Quando si lavora in squadra questa flessibilità diventa fondamentale.
Nel lavoro di gruppo, infatti, ognuno di noi porta alla squadra esperienze, idee e punti di vista differenti e, proprio grazie a queste differenze tra i componenti dell’equipe, trovare soluzioni nuove, alternative e spesso migliori a quelle pensate inizialmente non è difficile.
Tuttavia, per accogliere determinate “critiche” e accettare i successivi cambiamenti, è necessario saper mettere da parte l’orgoglio, e saper ascoltare veramente, oltre che con un approccio positivo gli altri.
Saper cambiare ciò che si è organizzato non significa fallire, ma crescere; significa riconoscere che un piano, seppur ben pensato, può non funzionare nella pratica e quindi va migliorato.
Il confronto con il gruppo permette di individuare i “problemi” nascosti, proporre nuove strategie e trovare nuove strade che possano portare ad un successo comune.
Il lavoro di squadra, quando basato sul rispetto e sulla collaborazione, diventa lo strumento ottimale per migliorare continuamente; ogni cambiamento deciso insieme, oltre a rafforzare il senso di appartenenza al gruppo, crea un senso di responsabilità personale e/o condivisa.
Si passa così da un’idea personale a un progetto collettivo, costruito passo dopo passo, anche e soprattutto attraverso gli errori.  
Saper cambiare ciò che si è organizzato quindi non è una debolezza o un “fallimento”, ma una prova di intelligenza e maturità; e quando questo cambiamento avviene in un gruppo diventa un’occasione di crescita per tutti.

Alice

Commenti

Post popolari in questo blog

Il coraggio di sentirsi diversi (di Michele Ricetti - educatore e pedagogista - & E.C. - 17 anni)

Sottobraccio (di Sandy Cusini - educatore)

Avvicinati. Poi giudica pure (di Luna Corvi - assistente sociale)