CADUTA (di Thomas Sosio - educatore)

 

Autunno cadono le foglie. 
La forza di gravità le attira a sé. 
Sulla terra dove le radici raccolgono l’acqua per donagli la linfa. 
L’autunno è per eccellenza la stagione della ripartenza, come la primavera lo è per la rinascita. 
Cadere, per poi rifiorire. 
L’incessante ciclo delle stagioni e della natura. 
La caduta, l’errore, il fallimento, la fragilità non sono solo aspetti negativi, ma hanno un valore formativo e generativo. 
Cadere non è solo “sbagliare”, ma è un momento in cui si impara a rialzarsi, l’educazione non è un cammino lineare, bensì fatto di inciampi, pause, errori, fallimenti, che diventano occasioni di crescita. 
Tutti sbagliamo, commettiamo errori o ci lasciamo prendere dalla superficialità. Ora non importa cadere, ma più importante è avere il coraggio e la capacità di rialzarsi. Questo anche grazie alla mano di qualcuno, che tesa verso di noi può essere rinascita e salvezza. Le cadute fanno parte del viaggio della vita, della nostra quotidianità, a volte frenetica, e sempre in rincorsa verso qualcosa. La consapevolezza e la realizzazione di esser caduto ci rende indubbiamente fragili e vulnerabili, ma questo dovrebbe essere accompagnato dal lasciarsi aiutare e rialzarci, per continuare poi il nostro cammino, facendo tesoro di inciampi e cadute.  
Dipende da me, dalla mia scelta rimettermi in piedi, di accogliere quella mano che aiuta o quell’orecchio che ascolta. Dipende da me, dall’essere in grado di tornare a rifiorire e trovare la forza di raccogliere i pezzi fragili di quella caduta e farne tesoro. Mi piace pensare che cadere non è simbolo di debolezza, ma piuttosto di forza, nel rialzarsi. Quante volte passiamo dritti di fronte alle fragilità o ai bisogni di chi mi sta accanto, di sentire ma di non ascoltare il grido d’aiuto di colui che ho accanto. Allora cade, chi non cade davvero, ma cade e inciampa chi si fa indifferente al bisogno o al tendere la mano, o all’ascolto vero. L’autunno ci insegna anche questo, a vedere la doppia faccia della foglia morta: o lasciarla a terra a danzare nel vento o raccoglierla e donargli nuova linfa, perché primavera arriverà, sì ma solo dopo l’autunno. Autunno che può essere caduta. Di chi?

Thom


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