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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

Mi avete fatto a pezzi con le buone maniere. (di un giovane adulto di 31 anni, della provincia di Sondrio)

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  «Ciao Michele, ti inoltro il messaggio di un uomo giovane, molto giovane, forse troppo giovane, caduto nell’inferno della tossicodipendenza. Se potessi incontrarlo, vedresti che ha una sensibilità davvero unica! Lascio a te ogni commento. Ecco le sue parole: «Mi sono sempre sentito sbagliato e fuori posto, credo fin da piccolo. Forse per la mia vivacità, evidentemente esagerata: ricordo che persino agli allenamenti di calcio, un giorno, l’allenatore mi cacciò via davanti a tutti i miei compagni, senza poi riuscire a dare a mio papà una motivazione valida. Da lì in poi, tutte le mamme hanno cominciato a vietare ai propri figli di frequentarmi. Anche il prete, ai tempi, mi cacciò dal catechismo dopo aver fatto una riunione con le mamme, dicendo che, se avesse visto qualche mio compagno uscire con me, non avrebbe fatto fare la comunione nemmeno a loro. Penso che da quel momento io abbia iniziato a ribellarmi, forse per rabbia, forse per dispiacere, perché ero passato per l’opposto d...

Fermarsi a pensare. Anche quando non si ha nulla da dire. (di Ilenia Bradanini - psicomotricista)

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  “Spunti di educazione” non è solo una pagina social, è una raccolta di aneddoti, pensieri, è un luogo vasto, che arricchisce, in cui puoi immergerti in riflessioni quotidiane e no, condivise da chiunque ne abbia voglia; e spesso, nel periodo invernale, come educatori (e non solo) ci viene chiesto di scrivere alcuni spunti di riflessione da condividere su questa pagina. Un compito che trovo prezioso e stimolante, ma allo stesso tempo difficile. Richiede di fermarsi, di ritagliarsi un momento per guardare a ciò che ci accade intorno e dentro. E non è semplice, in una società che sembra non fermarsi mai. In questo periodo, però, faccio fatica. Non mi sento particolarmente ispirata: mi sembra di non avere nulla di nuovo da dire, solo pensieri già sentiti, episodi quotidiani, piccole cose di poco conto. Potrei raccontare che abbiamo ripreso le attività pomeridiane con i ragazzi — con le loro gioie e le loro fatiche — che la scuola è ricominciata, che l’autunno avanza e l’inverno è a...

Essere mamma, insieme. (di Camilla Martinelli - mamma)

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  Essere mamma oggi significa molto più che crescere i propri figli. Significa anche confrontarsi con il mondo in cui viviamo — un mondo spesso veloce, pieno di impegni, a volte distratto, a volte poco attento a ciò che davvero conta. Eppure, dentro questa complessità, una cosa resta certa, tutte vogliamo la stessa cosa: il meglio per i nostri figli. Vogliamo una scuola che li stimoli, l’insegnante che li capisca, l’allenatore che li incoraggi, le occasioni giuste perché possano crescere sereni, capaci, curiosi, liberi. E in questo desiderio, così umano, siamo tutte uguali. Ma a volte, nel correre verso “la cosa migliore”, ci dimentichiamo di guardare intorno. Quante volte, senza accorgercene, il nostro bisogno di proteggere o garantire il meglio ai nostri figli rischia di lasciare indietro qualcun altro? Un’altra mamma, un altro bambino, un’altra storia. Ci vuole coraggio per riconoscerlo, e tanta consapevolezza per ricordarci che non siamo in competizione, ma nella stessa squadra...