Essere mamma, insieme. (di Camilla Martinelli - mamma)

 


Essere mamma oggi significa molto più che crescere i propri figli.
Significa anche confrontarsi con il mondo in cui viviamo — un mondo spesso veloce, pieno di impegni, a volte distratto, a volte poco attento a ciò che davvero conta.
Eppure, dentro questa complessità, una cosa resta certa, tutte vogliamo la stessa cosa: il meglio per i nostri figli.
Vogliamo una scuola che li stimoli, l’insegnante che li capisca, l’allenatore che li incoraggi, le occasioni giuste perché possano crescere sereni, capaci, curiosi, liberi.
E in questo desiderio, così umano, siamo tutte uguali.

Ma a volte, nel correre verso “la cosa migliore”, ci dimentichiamo di guardare intorno.
Quante volte, senza accorgercene, il nostro bisogno di proteggere o garantire il meglio ai nostri figli rischia di lasciare indietro qualcun altro?
Un’altra mamma, un altro bambino, un’altra storia.
Ci vuole coraggio per riconoscerlo, e tanta consapevolezza per ricordarci che non siamo in competizione, ma nella stessa squadra.

A volte ci chiudiamo nei nostri ritmi, nelle nostre paure, nei giudizi affrettati, nei confronti silenziosi.
Ma la verità è che nessuna mamma cresce un figlio da sola.
Ci vuole una sorta di “villaggio”: fatto di altre mamme, di altri papà, di nonni, di insegnanti, di vicini, di amici.
Quando ci ricordiamo che siamo un po’ mamme di tutti i bambini, cambia il modo in cui ci muoviamo nel mondo.
Fare rete tra mamme non è solo scambiarsi consigli o aiuti pratici.
È un atto di responsabilità collettiva.
È la scelta consapevole di guardare oltre il proprio confine e di costruire fiducia invece di distanza. Perché se “ci vuole un villaggio per crescere un bambino”, quel villaggio siamo noi, dove i nostri figli imparano che crescere insieme è la cosa più bella che si possa imparare.

Camilla

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