Ispirare (di Francesca Bormolini - insegnante)

 


Cosa fa un insegnante? Insegna.
Facile, no? Eppure a me sembra una risposta incompleta.
Se ripenso ai miei insegnanti di scuola, ne ricordo alcuni con piacere, di altri ho solo un ricordo sfumato e altri ancora li ho proprio rimossi dalla mia mente. Non metto in dubbio che tutti mi abbiano insegnato qualcosa, ma allora, se tutti hanno "compiuto il loro dovere", perché non li ricordo allo stesso modo? 
Una delle domande che gli alunni pongono spesso ad un insegnante è: «E questo a cosa serve?». Essi sentono il bisogno di dare un senso a quello che imparano ed è per questo che il compito di un insegnante deve andare ben oltre il “semplice” insegnare. 
Quando mi sono ritrovata dall’altra parte della cattedra, in qualità di professoressa, avevo paura. Mi assillavano molte domande: «Cosa avrei dovuto fare per dare un senso alle mille nozioni che ogni giorno trasmettevo ai miei alunni?»«Come si fa ad appassionare, o almeno ad incuriosire i ragazzi, che della scuola non ne vogliono proprio sapere?»«Cosa avrei dovuto insegnare?»; ma soprattutto «Avrei dovuto solo insegnare?».
Solo dopo avere conosciuto un po’ le mie classi ed essermi ambientata, ho trovato la risposta a tutte queste domande in un solo verbo: ispirare. Perché alla fine, per me, l'insegnamento e l'educazione riguardano un po' anche questo: sapere ispirare, ovvero far sorgere un sentimento, un interesse, fare nascere una passione e la curiosità, fare in modo che i sogni e le idee di chi ci sta di fronte non si spengano, ma vengano nutriti e coltivati. Ispirare è un verbo che mi affascina, perché è un'azione che un soggetto compie nel presente, ma che si realizza soltanto nel futuro, con i suoi effetti su qualcun altro.
In quanto insegnanti, educatori, genitori, istruttori abbiamo la grandissima responsabilità di ispirare oggi i nostri ragazzi, per illuminare il loro cammino di domani. Questo non significa che tutti debbano diventare educatori o professori, né che all’improvviso tutti amino la scuola; ispirare significa lasciare un segno, accendere una piccola luce nei ragazzi, che a modo loro decideranno come alimentare e se mantenere viva. Dobbiamo avere la consapevolezza che questa luce non è fatta di date, formule o regole, ma da passioni e interessi e dunque ognuna saprà illuminare qualcosa o qualcuno in modo unico e originale.
Quindi adesso capisco: i professori che ricordo con più piacere, sono proprio quelli che hanno fatto scaturire qualcosa dentro di me, quelli che oltre ad insegnare, si sono presi il tempo di ispirare.

di Francesca Bormolini

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