Come stai? (di Valeria Rodigari - educatrice)

 

«Come stai?»
Una semplice domanda, che spesse volte rivolgiamo a chi ci sta di fronte, e altrettante volte riceviamo dal nostro interlocutore.
«Come stai?», una domanda che fa parte della nostra quotidianità, che per consuetudine utilizziamo per iniziare una conversazione, per rompere il ghiaccio, senza dare troppa importanza alla risposta che riceviamo. 
«Bene», la classica risposta che diamo per abitudine o che riceviamo, come se fosse l'unica risposta giusta da dare e non ci fossero altre alternative.
«Bene», una risposta che ci permette di nascondere le nostre vere emozioni, come se ci facesse paura ammettere sinceramente come stiamo davvero.
«Bene», una risposta che può risultare superficiale se data a un amico, una persona che conosciamo da tempo, di cui sappiamo che ci possiamo fidare.
Durante le attività rivolte ai ragazzi di terza media, abbiamo creato un momento dedicato al «Come stai?», una “semplice” routine in cui ogni ragazzo sceglie un'emoji che rappresenti il proprio stato d'animo e se vuole può condividerla con il gruppo spiegando il motivo. I primi giorni le risposte erano scontate, quasi preimpostate poi con il passare del tempo, sono diventate sempre più sincere e varie.
«Come stai?», quando riceviamo questa domanda, proviamo a contare fino a dieci prima di rispondere, fermiamoci a riflettere sulle nostre emozioni, impariamo a riconoscerle e a dargli un nome, proviamo a condividerle con chi abbiamo intorno.
«Come stai?»
Quando rivolgiamo questa domanda, proviamo ad ascoltare attentamente la risposta che riceviamo, impariamo a riconoscere, rispettare ed "empatizzare" con le emozioni altrui.
E tu? Come stai (davvero)?

di Valeria Rodigari

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