La crepa nell'armatura (di Debora Cusini - insegnante)


 

Di recente, ho scoperto che l’educazione non avviene solo nei tempi programmati, nei progetti pianificati, nelle attività strutturate per fare la differenza; a volte, l’educazione, accade altrove. 
L’ho scoperto durante un giorno di scuola qualunque. 
I ragazzi erano impegnati in un progetto quasi artigianale, un lavoro intimo alla scoperta di loro stessi. 
Sembrava un giorno di scuola qualunque, eppure, c’era un’atmosfera sospesa, come se qualcosa stesse per accadere.
Ogni giorno i ragazzi, indossano delle armature. Le intravedi negli atti di spavalderia, nel disinteresse dichiarato, nelle battute fuori luogo. Sono pesanti, usurate e proteggono un cuore che non si concede quasi mai.
Ma quel giorno no.
Quel giorno, è bastata qualche parola o forse un ricordo smosso nel momento giusto e le armature hanno ceduto ad un’emozione che aveva la forza di un’onda.
Li ho visti piangere.
Di un pianto vero, rotondo, che dice: «Eccomi. Anche se non volevo, anche se mi fa paura».
In quel momento, io, che avrei dovuto mantenere la compostezza professionale, mi sono trovata spiazzata.
Ho sentito un nodo sciogliersi, e la commozione arrivare senza chiedere il permesso.
C’è una difficoltà reale, quasi vertiginosa, nel trovarsi davanti a un’emozione che non avevamo messo in agenda.
Nessuno ti prepara davvero a questo: a quando l’imprevisto non è un problema tecnico, ma una breccia nel cuore.
Essere un docente significa spesso portare una maschera rassicurante – di stabilità, di distanza, di controllo.
Ma cosa succede quando quella maschera si incrina?
Beh, quel giorno ho capito che (forse) non succede nulla; che gestire l’imprevisto non significa sempre contenerlo ma a volte, accoglierlo.
Significa riconoscere che l’educazione nasce anche dall’essere toccati, scossi, vulnerabili.
D’altronde non siamo muri: siamo ponti. E i ponti vibrano quando passa qualcosa di pesante.
Quel giorno, ho capito che l’educazione è fatta proprio di questi micro-momenti incontrollati che mettono in discussione l’invincibilità dell’adulto.
Di un’improvvisa crepa nell’armatura, di un’emozione che scavalca i ruoli, di un istante in cui non sappiamo cosa fare, ma scegliamo di restare.
E magari, proprio in quei minuti non previsti, succede la cosa più importante: si impara ad essere umani davanti agli altri.

Debora

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